giovedì, Agosto 21, 2025
SpecialitàendocrinologiaQual è il ruolo del testosterone nella salute ossea maschile?

Qual è il ruolo del testosterone nella salute ossea maschile?

Una review firmata da un gruppo di endocrinologi italiani ricostruisce il fitto intreccio tra testosterone, estrogeni, cellule ossee e fattori genetici nella regolazione della salute scheletrica maschile. Il testosterone emerge come un attore centrale, ma non solitario, in un sistema dinamico e sensibile alle variazioni ormonali fisiologiche e patologiche.

Quando si parla di osteoporosi, l’uomo resta spesso invisibile. Eppure, circa un quinto delle fratture da fragilità interessa pazienti di sesso maschile, con un tasso di mortalità post-frattura addirittura superiore rispetto alle donne. A dispetto di questi numeri, la salute ossea maschile rimane un’area sottovalutata nella prevenzione e nella clinica.

Una recente review pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism da un team italiano (Tenuta, Hasenmajer, Gianfrilli e Isidori) offre un’analisi approfondita delle interazioni tra testosterone e tessuto osseo, svelando un sistema regolatorio ben più articolato di quanto si pensasse.

Oltre il testosterone: un gioco di squadra endocrino

Il testosterone è tradizionalmente considerato il principale ormone sessuale maschile, responsabile di caratteristiche fenotipiche e riproduttive. Tuttavia, a livello osseo la sua azione si intreccia con quella degli estrogeni, derivati per aromatizzazione del testosterone stesso, e con altri mediatori cellulari e genetici.

Il punto centrale della review è che non esiste una sola “via” attraverso cui il testosterone agisce sull’osso, ma una rete di interazioni che coinvolge:

  • la conversione in estradiolo tramite l’enzima aromatasi, cruciale per la chiusura delle cartilagini di accrescimento e per la conservazione della massa ossea;

  • l’azione diretta sugli osteoblasti (cellule che costruiscono l’osso) e sugli osteoclasti (cellule che lo riassorbono), mediata dai recettori androgenici;

  • l’influenza su fattori di crescita come IGF-1, e pathway intracellulari che regolano il turnover osseo.

Ipogonadismo: quando l’osso soffre

Nell’uomo adulto, il declino del testosterone — fisiologico con l’età o patologico in caso di ipogonadismo — si associa a un aumento del riassorbimento osseo e a una riduzione della massa minerale.

Gli autori distinguono tre quadri principali:

  1. Ipogonadismo congenito (es. sindrome di Kallmann): il picco di massa ossea non viene mai raggiunto, con conseguente bassa BMD sin dall’età giovanile.

  2. Ipogonadismo acquisito (es. tumori ipofisari, chemioterapia, obesità grave): porta a un deterioramento progressivo dell’architettura ossea.

  3. Ipogonadismo funzionale legato all’invecchiamento: più subdolo, ma epidemiologicamente rilevante, contribuisce alla fragilità ossea nell’uomo anziano.

In tutti questi scenari, la terapia sostitutiva con testosterone ha dimostrato benefici sulla densità minerale ossea, ma va calibrata con attenzione per evitare effetti collaterali cardiovascolari o prostatici.

Il ruolo centrale dell’aromatizzazione

Uno degli aspetti più interessanti discussi nella review riguarda l’importanza della conversione del testosterone in estradiolo tramite l’enzima aromatasi, attiva nel tessuto adiposo, osseo e cerebrale.

Nei casi di deficit dell’aromatasi o di resistenza recettoriale agli estrogeni, l’uomo sviluppa una grave osteoporosi, pur avendo livelli normali di testosterone. Questo conferma che l’estradiolo è un regolatore chiave del metabolismo osseo maschile, e che il testosterone agisce anche attraverso la sua trasformazione.

Inoltre, in uomini anziani o con obesità viscerale — dove l’attività dell’aromatasi è alterata — questo meccanismo può contribuire all’aumento del rischio osteoporotico.

Cellule ossee e recettori: una comunicazione sofisticata

A livello cellulare, sia gli osteoblasti che gli osteoclasti esprimono recettori per gli androgeni, e la loro attivazione modula i processi di formazione e riassorbimento. Tuttavia, la sensibilità recettoriale varia con l’età, lo stato infiammatorio e la presenza di altre patologie croniche.

Il testosterone stimola la proliferazione degli osteoblasti e inibisce l’apoptosi, promuovendo una maggiore deposizione di matrice ossea. Parallelamente, sopprime l’attività degli osteoclasti, contribuendo a un bilancio osseo positivo.

La review suggerisce che questi effetti sono più evidenti nei periodi di rapido turnover osseo, come la pubertà, e meno marcati nell’età avanzata, dove prevalgono fattori infiammatori e degenerativi.

Quali implicazioni cliniche?

Il messaggio della review è chiaro: la salute ossea maschile non può prescindere da un’attenta valutazione ormonale, e in particolare del sistema testosterone–estradiolo. Le implicazioni cliniche sono numerose:

  • In presenza di fratture da fragilità o osteoporosi maschile, l’ipogonadismo deve essere sempre escluso.

  • La terapia sostitutiva con testosterone, in casi selezionati, può rappresentare una strategia efficace per preservare la massa ossea, soprattutto nei soggetti giovani o di mezza età.

  • In età avanzata, va prestata attenzione anche alla valutazione degli estrogeni e dell’aromatasi, soprattutto in condizioni come l’obesità o il diabete di tipo 2.

Considerazioni finali

Il testosterone emerge come un potenziale “custode” della salute ossea nell’uomo adulto. Lo studio  compone i pezzi di un puzzle complesso, dove androgeni, estrogeni, recettori e segnali intracellulari collaborano per costruire, mantenere e proteggere l’integrità dell’osso.

In un contesto clinico ancora centrato sulla donna, è tempo di riconoscere che anche lo scheletro maschile ha i suoi ormoni da difendere. E il testosterone, sotto questo profilo, merita un’attenzione nuova.

Lo studio

Marta Tenuta, Valeria Hasenmajer, Daniele Gianfrilli, Andrea M Isidori, Testosterone and Male Bone Health: A Puzzle of InteractionsThe Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, Volume 110, Issue 7, July 2025, Pages e2121–e2135.

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