Nella medicina pediatrica, la densità minerale ossea (BMD) rappresenta un indicatore chiave per valutare la salute scheletrica e il rischio di fratture. Per anni, i clinici si sono affidati a curve di riferimento basate su sesso, età e razza, accogliendo l’idea che differenze etniche influenzassero la mineralizzazione ossea. Ma oggi, un nuovo studio statunitense, guidato da Babette Zemel del Children’s Hospital di Philadelphia, cambia radicalmente prospettiva: introduce per la prima volta delle curve di riferimento “race-neutral” per la BMD e dimostra che sono più efficaci nel predire il rischio di fratture nei bambini.
Dall’eccezione alla regola
Lo studio, pubblicato nel marzo 2025 sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, si basa su una complessa analisi dei dati del Bone Mineral Density in Childhood Study (BMDCS), una coorte longitudinale di oltre 2000 bambini arruolati in cinque centri clinici statunitensi tra il 2002 e il 2009. L’obiettivo? Confrontare la capacità predittiva delle curve BMD tradizionali, differenziate per razza, con quelle nuove, basate su un campione rappresentativo dell’intera popolazione infantile americana, senza distinzione razziale.
I risultati sono sorprendenti. Le curve race-neutral si associano in modo più solido al rischio prospettico di frattura: un incremento di una deviazione standard nel punteggio Z “neutro” corrisponde a una riduzione del rischio di frattura dal 12% al 18% in siti critici come colonna vertebrale e radio distale.
Perché eliminare la razza dai parametri di riferimento?
Il tema è delicato. L’uso di categorie razziali nella pratica clinica è stato spesso giustificato da differenze medie osservate tra gruppi: ad esempio, i bambini afroamericani tendono ad avere una densità ossea più alta rispetto a quelli caucasici. Ma queste differenze sono multifattoriali e non attribuibili esclusivamente a componenti genetiche: entrano in gioco elementi sociali, ambientali, nutrizionali e culturali. Continuare a usare la “razza” come variabile clinica può rafforzare bias impliciti e contribuire a diseguaglianze di salute, piuttosto che correggerle.
Un approccio scientifico alla neutralità
Il gruppo di ricerca ha elaborato le nuove curve utilizzando la metodologia LMS (Lambda-Mu-Sigma), con l’applicazione di pesi statistici per riflettere la distribuzione razziale ed etnica attuale della popolazione pediatrica statunitense. Le misure di BMD sono state raccolte tramite densitometria ossea (DXA) nei principali siti scheletrici: colonna lombare, anca, avambraccio e corpo intero (esclusa la testa). L’analisi ha considerato anche l’altezza (HAZ), la massa magra appendicolare (ALMI), l’attività fisica ad alto impatto e l’apporto di calcio nella dieta.
Curiosamente, mentre i punteggi Z “neutri” si discostavano di poco (∼0,1 SD) dai punteggi specifici di razza nella maggior parte dei gruppi, per i bambini che si identificavano come Black la differenza era marcata: +0,5-0,7 SD in media. Questo significa che, per questa fascia, il passaggio alle curve neutrali potrebbe ridurre i casi classificati erroneamente come BMD bassa, con un impatto importante sulla pratica clinica.
Altezza e massa magra: i veri “confondenti”
Un altro punto di forza dello studio è l’introduzione di equazioni correttive basate sull’altezza (HAZ) per migliorare l’interpretazione della BMD nei bambini di statura non nella media. Questo approccio consente, ad esempio, di distinguere un vero deficit di mineralizzazione da una semplice variabile antropometrica.
Allo stesso modo, l’inclusione dell’indice di massa magra (ALMI-Z) si è dimostrata decisiva per attenuare le differenze tra gruppi etnici. Infatti, una parte rilevante della variazione nei punteggi Z sembrerebbe legata alla composizione corporea più che alla razza in sé.
Fratture: il test della verità
A dare maggior valore alle nuove curve è la prova del nove: la loro capacità di predire il rischio reale di fratture. Durante i sette anni di osservazione, sono stati documentati 264 eventi fratturativi, in prevalenza durante attività sportive. I punteggi Z calcolati con le curve race-neutral hanno mostrato un’associazione più forte con il rischio di frattura rispetto a quelli race-specifici, in particolare per BMAD spinale e BMD del radio distale.
Implicazioni per la pratica clinica
Per i professionisti della salute ossea pediatrica, questo studio apre a una revisione delle pratiche correnti. L’adozione di curve di riferimento neutrali rispetto alla razza può non solo migliorare l’equità, ma anche l’accuratezza della valutazione clinica. Tuttavia, l’implementazione va gestita con attenzione: per i pazienti già monitorati con le curve tradizionali, sarà utile ricalcolare i punteggi Z pregressi in base alle nuove curve, per evitare false interpretazioni di miglioramento o peggioramento clinico.
Un nuovo standard per l’infanzia
In conclusione, lo studio rappresenta un tassello importante verso una densitometria ossea pediatrica più inclusiva, fondata sull’evidenza e non su categorie sociali. Le nuove curve race-neutral non solo riflettono meglio la realtà demografica contemporanea, ma offrono un miglior strumento predittivo per il rischio di frattura, centrato sulla salute individuale piuttosto che sull’identità razziale. In un’epoca di crescente attenzione alla medicina personalizzata e alle disuguaglianze sanitarie, questo lavoro segna una direzione etica e scientifica da seguire.
Lo studio
Babette S Zemel, Karen K Winer, Andrea Kelly, David S Freedman, Jonathan A Mitchell, David R Weber, Shana E McCormack, Tara McWilliams, Joan M Lappe, Sharon E Oberfield, John A Shepherd, Struan F A Grant, Heidi J Kalkwarf, Race-neutral Pediatric Reference Ranges for Bone Mineral Density Predict Prospective Fractures in Childhood, The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2025; dgaf183.