Il tumore tenosinoviale a cellule giganti (TGCT) rappresenta una rara forma di neoplasia che soltanto in una piccola percentuale di casi, senza che il tumore iniziale si sia trasformato in sarcoma, sviluppa metastasi polmonari, per lo più ad andamento benigno.
Il tumore tenosinoviale a cellule giganti colpisce le articolazioni sinoviali, le borse e le guaine tendinee. La sinovia dell’articolazione si ispessisce e tende a danneggiare la cartilagine e a invadere il tessuto osseo adiacente, causando distruzione di tipo cistico. Generalmente la malattia è diagnosticata in pazienti tra i 20 e i 40-50 anni di età, in larga prevalenza (70% dei casi) nel sesso femminile.
La terapia primaria per il TGCT è chirurgica, ma in alcuni pazienti il tumore è difficile da rimuovere e, oltre a comportare la necessità di diversi interventi di resezione e artroplastica, può portare persino all’amputazione dell’articolazione colpita.
Pexidartinib
Pexidartinib è una piccola molecola sperimentale ed è un potente inibitore del recettore del cosiddetto “fattore stimolante le colonie-1” (CSF-1), una proteina che svolge un ruolo chiave nel processo di proliferazione di cellule anomale nella membrana sinoviale che sono responsabili di TGCT. Pexidartinib inibisce anche c kit e FLT3 ITD.
Pexidartinib è stato scoperto da Plexxikon, il centro di R&S sulle piccole molecole di Daiichi Sankyo.
Pexidartinib ha ottenuto la designazione di terapia fortemente innovativa (Breakthrough Therapy) per il trattamento di pazienti con sinovite villonodulare pigmentosa o tumore a cellule giganti della guaina tendinea, nonché la designazione di farmaco orfano da parte della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti.
Pexidartinib ha anche ricevuto la designazione di farmaco orfano per il trattamento di TGCT dalla Commissione Europea.
Pexidartinib non è ancora approvato dalla FDA.
Studio ENLIVEN
ENLIVEN è lo studio di Fase III, multicentrico globale, randomizzato, in doppio cieco, che ha valutato in pazienti con TGCT sintomatico avanzato. La prima parte dello studio, la fase in doppio cieco, ha arruolato 120 pazienti che sono stati randomizzati a ricevere pexidartinib alla dose di 1000 mg al giorno, o placebo, per 2 settimane, seguita da 800 mg di pexidartinib al giorno per 22 settimane, allo scopo di valutare l’efficacia e la sicurezza di pexidartinib rispetto al placebo.
L’endpoint primario dello studio era quello di verificare la percentuale di pazienti che otteneva una risposta completa o parziale dopo 24 settimane di trattamento, valutata sulla base di una lettura centralizzata delle immagini della risonanza magnetica. I principali endpoint secondari includevano l’estensione dei movimenti, la risposta in termini di volume del tumore, la funzionalità fisica, la rigidità e le misure di riduzione del dolore.
Gli endpoint secondari di efficacia hanno dimostrato che i pazienti trattati con pexidartinib hanno presentato una risposta globale del 56% in termini di volume del tumore, mentre la risposta è stata assente nei pazienti che avevano ricevuto il placebo.
Nello studio ENLIVEN, la tossicità epatica è stata più frequente con pexidartinib che con placebo. Otto pazienti hanno interrotto il trattamento con pexidartinib a causa di eventi avversi (EA) epatici, quattro dei quali erano EA gravi non fatali.