martedì, Agosto 19, 2025
SpecialitàendocrinologiaForza ritrovata: il muscolo dopo la paratiroidectomia

Forza ritrovata: il muscolo dopo la paratiroidectomia

Un recente studio condotto al Karolinska Institutet dimostra che la paratiroidectomia migliora significativamente la forza muscolare nelle donne postmenopausali con iperparatiroidismo primario, attivando un rimodellamento molecolare simile a quello indotto dall’esercizio fisico

L’iperparatiroidismo primario (pHPT), terzo disordine endocrino più comune dopo diabete e ipotiroidismo, colpisce fino al 5% delle donne postmenopausali. Le manifestazioni classiche della malattia — ipercalcemia, osteoporosi, calcolosi renale — guidano le decisioni cliniche, mentre sintomi più sfumati come la debolezza muscolare restano spesso marginalizzati nelle linee guida per la chirurgia. Eppure, la compromissione della forza muscolare ha impatti significativi sulla qualità della vita e sul rischio di fragilità e disabilità.

Lo studio del Karolinska: una fotografia pre e post intervento

In questo contesto si inserisce lo studio prospettico condotto dal gruppo svedese presso il Karolinska Institutet, volto a valutare gli effetti della paratiroidectomia sulla funzione e sul profilo molecolare del muscolo scheletrico in 15 donne postmenopausali con pHPT. L’analisi ha integrato test di forza muscolare, risonanza magnetica (MRI) del muscolo vasto laterale e biopsie per l’analisi trascrizionale, prima e tre mesi dopo l’intervento chirurgico.

Risultati clinici: forza in crescita, grasso in calo

I risultati sono inequivocabili. A tre mesi dall’intervento, le pazienti mostravano un miglioramento statisticamente significativo nei test di forza delle gambe: nel Timed Stands Test, il tempo medio per alzarsi da una sedia dieci volte si è ridotto da 25,5 a 20,1 secondi. Anche la forza isocinetica del quadricipite, misurata a 60°/s e 240°/s, è aumentata rispettivamente dell’11% e del 14%. Parallelamente, la risonanza magnetica ha mostrato un aumento del volume muscolare (da 1193 a 1217 cm³) e una riduzione della frazione di grasso intramuscolare (da 9,7% a 9,2%).

Sorprendentemente, questi miglioramenti si sono verificati senza variazioni significative nei livelli di attività fisica riportati dalle pazienti, indicando che i cambiamenti osservati sono direttamente attribuibili alla normalizzazione del metabolismo calcio-fosforo e alla risoluzione dello stato iperparatiroideo.

La firma molecolare della guarigione

Il dato più affascinante emerso dallo studio riguarda il profilo molecolare dei muscoli. L’analisi RNA-seq delle biopsie del vasto laterale ha rivelato 981 geni espressi in modo differenziale dopo l’intervento. L’arricchimento genico ha evidenziato vie biologiche coinvolte in angiogenesi, respirazione mitocondriale, omeostasi del calcio e ristrutturazione della matrice extracellulare.

Il confronto con il database MetaMEx — che raccoglie dati trascrizionali di muscoli sottoposti ad allenamento aerobico o di resistenza — ha mostrato una sorprendente concordanza tra il profilo post-paratiroidectomia e quello tipico dell’esercizio fisico. In particolare, sono risultate modificate le espressioni di geni come VEGFA (angiogenesi), ANGPTL4 (metabolismo lipidico), HK2 (glicolisi), COL1A1 e COL3A1 (rimodellamento tissutale).

Transcription factors in azione: attivazione anabolica e antinfiammatoria

Tra i fattori di trascrizione attivati si segnalano STAT3 e CREB1, noti regolatori di infiammazione, metabolismo e risposte allo stress. Inoltre, i ricercatori hanno osservato l’attivazione di fattori GATA, associati a ipertrofia muscolare e regolazione immunitaria. Questo suggerisce che la chirurgia non solo risolve l’ipercalcemia ma induce una complessa riorganizzazione dei programmi genetici muscolari, verosimilmente attraverso meccanismi endocrino-paracrini.

Un nuovo criterio per l’intervento chirurgico?

Le attuali linee guida europee sull’iperparatiroidismo raccomandano la chirurgia principalmente nei casi con danno osseo o renale evidente. Tuttavia, i dati di questo studio mettono in discussione questa visione restrittiva, proponendo di includere la valutazione della funzione muscolare — anche attraverso test semplici come il Timed Stands Test — nella selezione dei pazienti candidabili all’intervento.

Non si tratta solo di migliorare la qualità della vita: prevenire la sarcopenia e il rischio di cadute può ridurre la morbilità, la dipendenza e il carico assistenziale negli anziani. La chirurgia, quando indicata, offre un miglioramento clinico e molecolare a basso rischio e con benefici sistemici che vanno oltre l’osso.

Il muscolo come target nascosto del pHPT

Lo studio del Karolinska rappresenta un punto di svolta nella comprensione degli effetti sistemici del pHPT e del ruolo terapeutico della paratiroidectomia. Mostra come un intervento mirato a correggere uno squilibrio endocrino possa riattivare il metabolismo muscolare con esiti comparabili a quelli dell’allenamento fisico — ma senza sforzo.

Nel disegnare il futuro delle raccomandazioni cliniche, sarà essenziale considerare la funzione muscolare come parametro chiave nella valutazione del beneficio chirurgico, specie nella popolazione geriatrica. Perché, come dimostrato, la forza ritrovata non è solo un dato funzionale, ma un segnale biologico di salute ritrovata.

Lo studio

Sofia Björnsdotter-Öberg, Anna Koman, Mikael Skorpil, Henric Rydén, Johanna T Lanner, Anna Krook, Inga-Lena Nilsson, Nicolas J Pillon, Carolina Nylén, Parathyroidectomy Restores Muscle Strength and Transcriptome in Individuals with Primary HyperparathyroidismThe Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2025; dgaf418.

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