Partirà nei prossimi giorni lo screening nazionale per determinare quanto sia diffusa l’Osteoporosi gravidica, una grave sindrome che colpisce le ossa delle donne in gravidanza e allattamento, causando perdita di massa ossea e fratture da fragilità.
La ricerca sarà avviata dall’Osservatorio sulle Fratture da Fragilità (OFF), presieduto dalla professoressa Maria Luisa Brandi, e coinvolgerà tremila volontarie con l’obiettivo di creare una wellness community delle donne incinta e nel periodo dell’allattamento, attraverso la valutazione della densità ossea del femore e della colonna vertebrale e del rischio di frattura.
Lo studio prevede l’impiego di R.E.M.S., tecnologia diagnostica brevettata dalla società pugliese Echolight Spa e inserita come best practice nelle Linee Guida ministeriali inter-societarie sulla diagnosi, stratificazione del rischio e continuità assistenziale delle fratture da fragilità.
“Abbiamo scelto la Radiofrequency Ecographic multi Spectrometry (REMS) perché è una semplice scansione ecografica che non impiega radiazioni nella valutazione della massa ossea a livello lombare e femorale. Pertanto non comporta alcun tipo di controindicazione in gravidanza”
Spiega la professoressa Brandi, che aggiunge che le donne in gravidanza non possono essere sottoposte a raggi X e non possono, quindi, sostenere l’esame con il densitometro Dexa”. Questo studio del 2022 mette a confronto le due tecnologie, la tradizionale MOC DEXA e la tecnologia REMS altamente innovativa.
Cos’è l’osteoporosi gravidica
Si tratta di una sindrome associata al periodo che va dalla gravidanza all’allattamento e che causa la sistematica perdita di massa ossea, favorendo l’insorgenza di fratture da fragilità del rachide e del femore, anche in assenza di traumi, ed incrementando il rischio di fratture successive. Nella maggior parte dei casi non ci sono sintomi evidenti: ci si accorge della patologia solo quando si avverte un forte dolore alla schiena, determinato da un cedimento vertebrale. Un dolore che però spesso viene genericamente associato alla gravidanza o al parto e per questo la diagnosi è quasi sempre tardiva. Al contrario, diagnosticare tempestivamente vuol dire incidere in maniera significativa sulla vita della partoriente e del suo bambino prevenendo l’occorrenza della frattura. Una neo mamma con una gamba o vertebra fratturata avrà infatti difficoltà gravi nella cura del neonato con pesanti effetti anche sul nucleo familiare.
“Riteniamo fondamentale lo svolgimento dello studio dell’Osservatorio sulle Fratture da Fragilità in gravidanza che finalmente rende accessibile anche a queste categorie di persone un nuovo concetto di salute ossea tramite screening in chiave preventiva”
Le parole del fondatore e Ceo di Echolight, Ing. Sergio Casciaro.
L’innovatività della tecnologia REMS è che non impiega radiazioni, pertanto può essere applicata non solo alle donne in gravidanza ma anche ai bambini, ai pazienti artrosici, diabetici e oncologici. Inoltre i dispositivi REMS sono portatili e questo consente di svolgere l’esame ovunque, raggiungendo anche il paziente allettato, in ospedale o presso il proprio domicilio. Appena concluso l’esame c’è già una diagnosi estremamente accurata usufruibile senza controindicazioni, mentre con le altre tecniche MOC a raggi X è necessario ritirare il referto in un secondo momento.
La professoressa Brandi spiega che oggi non ci sono i numeri che indichino quanto sia diffusa questa condizione clinica, che può anche essere molto severa. Quel che si sa è che si tratta di una malattia relativamente rara sulla quale, tuttavia, non sono mai stati condotti studi epidemiologici. Per questo è stato deciso di sostenere l’istituzione di un’associazione di pazienti, la MAMOg (mamme con osteoporosi gravidica) con la quale avviare la ricerca. Sono donne alle quali è stata diagnosticata la malattia in maniera tardiva. Hanno lamentato forti dolori che nessuno specialista ha saputo interpretare e poi, dopo o durante il parto, si sono fratturate il femore o la colonna vertebrale. E per questo sono molto determinate. Questa indagine consentirà ai ginecologi di intervenire sulle donne che hanno uno score alto di rischio, per una serie di valutazioni, tra cui quelle che si riferiscono alla vitamina D, all’alimentazione e alla ultrasonografia per valutare la massa ossea a livello lombare e femorale. E se sono pazienti già osteoporotiche, occorrerà prendere decisioni consapevoli sul parto e sull’allattamento, in modo da arginare il problema, per poi passare a terapie farmacologiche.