L’algodistrofia, nota anche come Sindrome Dolorosa Regionale Complessa (CRPS, Complex Regional Pain Syndrome), è una condizione poco conosciuta ma fortemente invalidante. Colpisce solitamente un arto (mano, piede, gamba o braccio) e può insorgere dopo una frattura, un intervento chirurgico, una distorsione o anche un trauma banale.
Il dolore è il sintomo predominante: intenso, bruciante, sproporzionato rispetto al trauma iniziale. Ma non è l’unico. La zona colpita può diventare gonfia, calda o fredda, sudata, rigida. La pelle può cambiare colore e si può perdere mobilità.
Una diagnosi difficile
Il problema principale dell’algodistrofia è che viene spesso scambiata per un dolore “normale” post-trauma o post-operatorio. Questo porta a ritardi nella diagnosi, proprio quando sarebbe fondamentale intervenire tempestivamente.
Non esistono esami diagnostici specifici, ma alcuni test come la scintigrafia ossea trifasica, la RMN e la valutazione clinica possono orientare il medico. Riconoscerla precocemente può fare la differenza nel trattamento.
Perché colpisce?
Non è ancora del tutto chiaro perché alcune persone sviluppino algodistrofia. Si ipotizza un malfunzionamento del sistema nervoso autonomo, una reazione infiammatoria esagerata o fattori genetici predisponenti.
Spesso colpisce le donne tra i 40 e i 60 anni, ma può verificarsi a qualsiasi età.
Come si cura
Il trattamento deve essere precoce e multidisciplinare. Le terapie includono:
- Riabilitazione precoce e mirata, con esercizi graduali per ripristinare il movimento;
- Farmaci per il dolore (come analgesici, antinfiammatori, gabapentinoidi);
- In alcuni casi, bisfosfonati per ridurre la componente infiammatoria ossea;
- Tecniche di neuromodulazione, come TENS o stimolazioni del midollo;
- Supporto psicologico, se il dolore cronico incide sull’umore e sulla qualità della vita.
Cosa può fare il paziente
È fondamentale non ignorare il dolore se persiste oltre i tempi di guarigione attesi. Rivolgersi a un medico specialista in reumatologia, fisiatria o terapia del dolore può aiutare a ottenere una diagnosi e un percorso di cura personalizzato.
Anche il ruolo del caregiver è centrale: osservare, incoraggiare il movimento (senza forzare), aiutare a comunicare i sintomi e sostenere emotivamente il paziente può fare una grande differenza.