martedì, Agosto 19, 2025
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Quando il dolore non passa: cos’è l’algodistrofia

L’algodistrofia è una sindrome dolorosa poco conosciuta che può insorgere dopo traumi, fratture o interventi. Provoca dolore intenso, rigidità e cambiamenti della pelle. Diagnosi precoce e trattamento multidisciplinare sono fondamentali

L’algodistrofia, nota anche come Sindrome Dolorosa Regionale Complessa (CRPS, Complex Regional Pain Syndrome), è una condizione poco conosciuta ma fortemente invalidante. Colpisce solitamente un arto (mano, piede, gamba o braccio) e può insorgere dopo una frattura, un intervento chirurgico, una distorsione o anche un trauma banale.

Il dolore è il sintomo predominante: intenso, bruciante, sproporzionato rispetto al trauma iniziale. Ma non è l’unico. La zona colpita può diventare gonfia, calda o fredda, sudata, rigida. La pelle può cambiare colore e si può perdere mobilità.

Una diagnosi difficile

Il problema principale dell’algodistrofia è che viene spesso scambiata per un dolore “normale” post-trauma o post-operatorio. Questo porta a ritardi nella diagnosi, proprio quando sarebbe fondamentale intervenire tempestivamente.

Non esistono esami diagnostici specifici, ma alcuni test come la scintigrafia ossea trifasica, la RMN e la valutazione clinica possono orientare il medico. Riconoscerla precocemente può fare la differenza nel trattamento.

Perché colpisce?

Non è ancora del tutto chiaro perché alcune persone sviluppino algodistrofia. Si ipotizza un malfunzionamento del sistema nervoso autonomo, una reazione infiammatoria esagerata o fattori genetici predisponenti.

Spesso colpisce le donne tra i 40 e i 60 anni, ma può verificarsi a qualsiasi età.

Come si cura

Il trattamento deve essere precoce e multidisciplinare. Le terapie includono:

  • Riabilitazione precoce e mirata, con esercizi graduali per ripristinare il movimento;
  • Farmaci per il dolore (come analgesici, antinfiammatori, gabapentinoidi);
  • In alcuni casi, bisfosfonati per ridurre la componente infiammatoria ossea;
  • Tecniche di neuromodulazione, come TENS o stimolazioni del midollo;
  • Supporto psicologico, se il dolore cronico incide sull’umore e sulla qualità della vita.

Cosa può fare il paziente

È fondamentale non ignorare il dolore se persiste oltre i tempi di guarigione attesi. Rivolgersi a un medico specialista in reumatologia, fisiatria o terapia del dolore può aiutare a ottenere una diagnosi e un percorso di cura personalizzato.

Anche il ruolo del caregiver è centrale: osservare, incoraggiare il movimento (senza forzare), aiutare a comunicare i sintomi e sostenere emotivamente il paziente può fare una grande differenza.

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