Quando si pensa al fegato, vengono in mente funzioni come la digestione, la detossificazione e la produzione di bile. Ma in pochi sanno che il fegato gioca anche un ruolo importante nella salute delle ossa. Alcune malattie epatiche croniche possono, infatti, portare a osteoporosi o osteopenia, aumentando il rischio di fratture.
Le malattie epatiche che colpiscono lo scheletro
Le condizioni epatiche che più frequentemente influenzano la densità ossea sono:
- Cirrosi epatica, indipendentemente dalla causa (alcolica, virale, autoimmune)
- Colestasi cronica, come nella colangite biliare primitiva o nella colangite sclerosante
- Epatite cronica (soprattutto autoimmune o B/C cronica)
- Trapianto di fegato, a causa di terapie immunosoppressive
Il rischio maggiore è legato all’infiammazione cronica, all’alterato metabolismo della vitamina D e del calcio e all’effetto di alcuni farmaci sul tessuto osseo.
L’osteoporosi epatica
Con il termine “osteoporosi epatica” si indica la riduzione della massa ossea nei pazienti con epatopatie croniche. Questa condizione può essere silente per anni, fino alla comparsa improvvisa di fratture, soprattutto a livello vertebrale o femorale.
Diagnosi e controlli
Per chi soffre di malattie epatiche croniche, è consigliabile sottoporsi periodicamente a una densitometria ossea (MOC-DEXA) per monitorare la salute dello scheletro. Il medico può anche richiedere esami ematochimici per valutare i livelli di vitamina D, calcio, fosfato e PTH (paratormone).
Strategie di prevenzione
La buona notizia è che si può fare molto per proteggere le ossa, anche in presenza di una malattia epatica:
- Adeguato apporto di calcio e vitamina D, attraverso dieta e integrazione
- Attività fisica regolare, compatibilmente con le condizioni cliniche
- Evitar fumo e alcol, che aggravano sia il danno epatico che la fragilità ossea
- Uso prudente dei corticosteroidi, quando indicati
- Trattamento specifico per l’osteoporosi, in caso di diagnosi accertata
Un approccio integrato
In presenza di una patologia epatica cronica, è fondamentale una gestione multidisciplinare che includa epatologi, reumatologi o endocrinologi e, se necessario, specialisti in metabolismo osseo. L’obiettivo è proteggere non solo il fegato, ma anche lo scheletro.