Il risedronato (acido risedronico) rappresenta una molecola appartenente alla famiglia dei bifosfonati somministrato per via orale. Costituisce, per esattezza, un aminobifosfonato di terza generazione.
Viene commercializzato nei dosaggi di 30, 35 e 75 mg e risulta inoltre disponibile anche come farmaco equivalente con diversi nomi commerciali.
La compressa da 35 mg trova indicazione nel trattamento delle forme principali di osteoporosi, a partire da quella post-menopausale, al fine di ridurre il rischio di fratture correlate. Allo stesso modo, il farmaco può essere utilizzato in tutti i pazienti di sesso maschile affetti da osteoporosi secondaria e con aumentato rischio fratturativo. La posologia prevede una cadenza di somministrazione settimanale.
Al fine di valutare le caratteristiche farmacologiche, è utile confrontare la molecola con un altro bifosfonato, appartenente alla generazione precedente. Si faccia riferimento, nello specifico, all’alendronato, peraltro farmaco fra i più utilizzati della classe.
Analogamente a esso, l’assorbimento intestinale dello zoledronato può subire l’interferenza da parte di bevande e alimenti: per questo l’assunzione viene raccomandata subito dopo il risveglio o comunque in anticipo di almeno 30 minuti sul primo pasto della giornata. Non viene indicato un termine ideale alla terapia: allo specialista si consiglia una rivalutazione periodica del rapporto costi/benefici, soprattutto a partire dai 5 anni di trattamento.
Complessivamente, entrambe le molecole rappresentano una prima linea terapeutica.Proseguendo le analogie con l’alendronato, quest’ultimo trova indicazione anche nel trattamento della seconda malattia osteometabolica del paziente adulto-anziano, ovvero la malattia ossea di Paget, a un dosaggio ridotto. Il risedronato viene somministrato a un dosaggio leggermente ridotto (30 mg), questa volta a cadenza giornaliera e per un periodo ben definito: 2 mesi, contro i 6 dell’alendronato, da ripetere eventualmente dopo aver atteso quantomeno lo stesso periodo.
Il differente dosaggio è un elemento importante: il passaggio dalla seconda alla terza generazione riflette l’aggiunta alla struttura molecolare di un anello eterociclico, il quale comporta, sempre confrontando risedronato con alendronato, un aumento della potenza del farmaco.
Il dosaggio dei 75 mg rappresenta un’alternativa nel trattamento dell’osteoporosi post-menopausale con aumentato rischio di frattura.
Lo schema terapeutico è peculiare, dato che il paziente deve assumere una compressa per due giorni consecutivi al mese.
Poter utilizzare una stessa molecola, nel trattamento di una certa patologia, utilizzando due dosaggi e due posologie alternative è un vantaggio indiscutibile: soppesare la scelta sul grado di aderenza offerto dal paziente è, infatti, una norma generale per quanto riguarda i bisfofonati. In effetti, confrontando 35 e 75 mg, non si rilevano differenze in termini di controindicazioni (limitate sostanzialmente ai casi accertati di ipersensibilità) e precauzioni per l’uso: al pari di altri bifosfonati, grave compromissione della funzionalità renale e patologie comportanti un ritardo nel transito esofageo e nello svuotamento gastrico.
Riferimenti bibliografici relativi a Risedronato – acido risedronico