domenica, Settembre 7, 2025
CRPS-1 e neridronato, lo studio che cambia la prospettiva a lungo termine

CRPS-1 e neridronato, lo studio che cambia la prospettiva a lungo termine

Una ricerca italiana dimostra che il trattamento precoce con neridronato può portare a remissione completa nella maggioranza dei pazienti con algodistrofia

Il Complex Regional Pain Syndrome di tipo 1 (CRPS-1) rappresenta una delle sindromi dolorose croniche più temute in reumatologia e ortopedia. Colpisce tipicamente dopo un trauma o una frattura, con sintomi che includono dolore sproporzionato, edema, alterazioni vasomotorie e, nel tempo, rigidità e deficit funzionali persistenti. In molti casi la malattia evolve in una condizione cronica, con impatto severo sulla qualità di vita e sulla capacità lavorativa dei pazienti.

Uno dei nodi più dibattuti in letteratura è proprio la prognosi a lungo termine. Studi precedenti hanno stimato che tra il 51% e l’89% dei pazienti possa presentare perdite funzionali anche a distanza di un anno dall’esordio. Tuttavia, la disponibilità di terapie realmente efficaci nel modificare la storia naturale della malattia è sempre stata limitata. Tra le poche opzioni farmacologiche validate, i bisfosfonati – e in particolare il neridronato – hanno dimostrato un’efficacia superiore rispetto ad altri approcci, soprattutto se somministrati nelle fasi precoci.

Lo studio italiano

Il lavoro coordinato da Massimo Varenna presso l’Unità Malattie dell’Osso dell’ASST G. Pini-CTO di Milano ha offerto una nuova prospettiva. Si tratta del primo studio osservazionale “real life” che ha analizzato l’efficacia a lungo termine delle infusioni di neridronato in pazienti con CRPS-1 dell’arto superiore.

Il protocollo prevedeva quattro infusioni endovenose di 100 mg ciascuna, somministrate a giorni alterni nell’arco di dieci giorni. Sono stati arruolati 49 pazienti (età media 61 anni, in prevalenza donne) con diagnosi di CRPS-1 secondo i criteri IASP 2013, trattati tra il 2017 e il 2021. Il follow-up medio è stato di quasi quattro anni.

I risultati

I dati raccolti sono di rilievo:

  • 93,9% dei pazienti non presentava più criteri diagnostici di CRPS-1 al termine del follow-up;
  • 77,6% risultava completamente libero da limitazioni funzionali secondo il questionario DASH;
  • solo 22,4% mostrava ancora segni di disabilità, correlata a dolore residuo.

Due fattori si sono rivelati predittivi di un esito sfavorevole: l’età più giovane e il ritardo nell’inizio della terapia. In particolare, ogni settimana di ritardo aumentava del 45% il rischio di disabilità persistente. Al contrario, l’aderenza alla fisioterapia non ha mostrato un impatto significativo sull’outcome.

Dolore e disabilità

L’associazione tra dolore residuo e limitazioni funzionali è stata netta. I pazienti con disabilità cronica riportavano punteggi significativamente più alti sia nella scala VAS sia in alcuni item del DASH indicativi di dolore spontaneo e intorpidimento. Questo conferma il legame tra persistenza del dolore e cronicizzazione della malattia, ipotizzando un ruolo di modificazioni neuroplastiche a livello del sistema nervoso centrale.

Sicurezza del trattamento

Un aspetto rilevante riguarda la sicurezza. Durante il lungo periodo di osservazione non sono stati registrati casi di osteonecrosi della mandibola, fratture atipiche o altri eventi avversi gravi correlati al neridronato. Questo dato rafforza l’ottimo profilo di tollerabilità del farmaco, già emerso in studi di più breve durata.

Implicazioni cliniche

I risultati di questa ricerca italiana hanno un impatto importante sulla pratica clinica. Per la prima volta è stato documentato che un ciclo breve di neridronato, se somministrato precocemente, può garantire una remissione duratura della malattia nella maggioranza dei pazienti. L’evidenza si aggiunge agli studi randomizzati già pubblicati, consolidando il neridronato come terapia cardine per l’algodistrofia.

Al tempo stesso, lo studio ribadisce un messaggio chiave: il tempo è un fattore cruciale. Intervenire nelle prime settimane dall’esordio non solo riduce il dolore, ma può evitare la progressione verso la disabilità permanente.

Prospettive future

Nonostante i risultati incoraggianti, restano aperte alcune questioni. La ricerca dovrà confermare i dati in popolazioni più ampie e diversificate, includendo anche i pazienti con interessamento degli arti inferiori e valutando l’impatto su parametri socio-economici come il ritorno al lavoro e i costi sanitari. Inoltre, resta da chiarire il ruolo delle terapie riabilitative più innovative, come la graded motor imagery e la mirror therapy, che non sono state utilizzate in questo campione.

Il CRPS-1, a lungo considerato una condizione inevitabilmente cronica e invalidante, può oggi essere affrontato con strumenti più efficaci. Lo studio di Varenna et al. mostra che la remissione è possibile, purché la diagnosi sia tempestiva e il trattamento con neridronato venga iniziato senza ritardi. Un messaggio di speranza per pazienti e clinici, e un ulteriore passo verso una gestione più proattiva e personalizzata dell’algodistrofia.

Fonte: Varenna M, Zucchi F, Orsini F, Crotti C, Calabrese G, Caporali R. Is CRPS-1 a Chronic Disabling Disease? A Long-term, Real-Life Study on Patients Treated With Neridronate. Clin Med Insights Arthritis Musculoskelet Disord. 2024 Nov 6;17:11795441241294098. doi: 10.1177/11795441241294098. PMID: 39512444; PMCID: PMC11542109.

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