mercoledì, Dicembre 18, 2024
SpecialitàendocrinologiaRomosozumab, valutazione del rischio cardiovascolare nei pazienti con osteoporosi

Romosozumab, valutazione del rischio cardiovascolare nei pazienti con osteoporosi

Romosozumab, farmaco innovativo per l'osteoporosi, riduce significativamente il rischio di fratture vertebrali, ma solleva dubbi sul rischio cardiovascolare. Uno studio real-world ha confrontato i metodi QRISK3 ed ESC SCORE per valutare il rischio decennale, evidenziando differenze significative.

Con l’approvazione di Romosozumab per il trattamento dell’osteoporosi nelle donne in post-menopausa, emerge la necessità di un’attenta valutazione del rischio cardiovascolare. Sebbene il farmaco abbia dimostrato un’efficacia superiore nella riduzione delle fratture rispetto all’Alendronato, come evidenziato dallo studio ARCH, i dati clinici sollevano preoccupazioni circa il rischio di eventi cardiovascolari gravi.

Romosozumab: tra efficacia e rischio

Romosozumab, un inibitore della sclerostina con un doppio meccanismo anabolico e anti-riassorbitivo, ha mostrato una riduzione del 48% del rischio di fratture vertebrali in un periodo di 24 mesi. Tuttavia, lo stesso studio ha rilevato un aumento significativo di eventi cardiovascolari seri. Sebbene altri studi con placebo non abbiano replicato questi risultati, una meta-analisi ha confermato un rischio maggiore, supportato anche da studi genetici che collegano l’inibizione della sclerostina a un incremento del rischio di infarto miocardico.

Metodi

Gli strumenti di valutazione del rischio cardiovascolare, come il QRISK3 e l’ESC SCORE, sono stati al centro di uno studio real-world condotto nel Sud-Ovest dell’Inghilterra. Questo progetto, durato sei mesi, ha analizzato il rischio cardiovascolare decennale di 41 pazienti candidati a Romosozumab.

Risultati principali:

  • QRISK3: Fornisce un rischio medio del 15,9%, significativamente superiore rispetto all’8,2% dell’ESC SCORE.
  • Differenze di calcolo: QRISK3 sovrastima il rischio nei pazienti più anziani, mentre l’ESC SCORE potrebbe sottovalutarlo, ignorando fattori come il diabete.
  • Decisioni cliniche: Nonostante i rischi cardiovascolari, il 95% dei pazienti è stato trattato con Romosozumab, a causa dell’elevato rischio di fratture.

Conclusioni

Lo studio, pubblicato ad ottobre 2024, evidenzia che i due strumenti di valutazione non sono intercambiabili e sottolinea l’importanza di una stratificazione personalizzata del rischio cardiovascolare. La scelta dell’ESC SCORE da parte del gruppo di ricerca locale riflette la necessità di un approccio pragmatico, ma ulteriori studi sono essenziali per creare linee guida condivise.

Prospettive future

Con la crescente adozione di Romosozumab, è fondamentale integrare la valutazione del rischio cardiovascolare nella pratica clinica per ottimizzare i benefici del trattamento e minimizzare i potenziali rischi.

Lo studio 

F. Macrae, E.M. Clark, K. Walsh, S.-J. Bailey, M. Roy, S. Hardcastle, C. Cockill, J.H. Tobias, B.G. Faber, Cardiovascular risk assessment for osteoporosis patients considering Romosozumab, Bone, Volume 190, 2025, 117305, ISSN 8756-3282.

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