Recentemente è stata proposta per l’Alendronato una nuova formulazione di 70 mg in soluzione tamponata effervescente che, sulla base di recenti evidenze, sembrerebbe aiutare a contrastare gli eventi avversi delle altre forme farmaceutiche, permettendo alle donne affette da osteoporosi di portare avanti in maniera continuativa la terapia prescritta. Uno studio condotto in Italia mostrerebbe inoltre come questa nuova formulazione si accompagnerebbe anche ad un migliore bilanciamento nel rapporto costo-efficacia.
L’annoso problema dell’aderenza alla terapia con Alendronato
L’osteoporosi è caratterizzata da una bassa densità minerale ossea (Bone Mineral Density, BMD) che, secondo le ultime indicazioni provenienti dalla WHO, si riduce di circa 2,5 deviazioni standard rispetto a donne giovani e in salute. I trattamenti di questa patologia prevedono l’assunzione regolare di bisfosfonati, tra i quali troviamo l’Alendronato.
La forma farmaceutica più diffusa di questo farmaco è quella di compresse da 70 mg, che va assunta una volta alla settimana e riduce il rischio di fratture in maniera consistente. Purtroppo, gli effetti collaterali che spesso si accompagnano a questa terapia sono importanti e si localizzano a livello del tratto gastrointestinale, provocando nausea, reflusso gastrico e dolori acuti. Questa condizione porta in molti alla diminuzione dell’aderenza alla terapia da parte dei pazienti nel giro di un anno, compromettendo l’efficacia della terapia.
Cambio di rotta, Alendronato effervescente
Con l’avvento della nuova formulazione in soluzione tamponata effervescente, sembrerebbe che molti dei problemi relativi alla formulazione in compresse siano stati superati. Uno studio condotto dal gruppo di Giusti mostra come l’utilizzo di questa nuova forma farmaceutica abbia portato ad una aderenza alla terapia molto più alta rispetto alle pazienti trattate con compresse. Nel corso dello studio, circa il 91% dei partecipanti del gruppo con formulazione effervescente rispetto al 75% di quelle che hanno assunto la formulazione in compresse dopo un periodo di 6 mesi e tale differenza si è mantenuta più o meno simile fino alla fine del periodo dello studio (12 mesi).
Questo fenomeno potrebbe essere ricondotto alle caratteristiche intrinseche della nuova formulazione. La forma effervescente, infatti, aiuterebbe a minimizzare l’esposizione della mucosa alla forma solida dell’Alendronato che solitamente non supera i 30 minuti dopo l’assunzione del farmaco. Al contrario invece, la forma in capsule permette di liberare per più tempo l’Alendronato in forma libera, cosa altamente irritante per lo stomaco e che porta ad episodi acuti di reflusso esofageo.
Benefici importanti anche sul versante costo-efficacia
La mancata aderenza alla terapia con Alendronato si traduce con un aumento del rischio di fratture per le donne affette da osteoporosi, cosa che comporta anche un pesante onere per il sistema sanitario nazionale che deve gestire tutti i costi del paziente che ha subito la frattura. Si stima che nell’area di soli sei paesi europei (Regno Unito, Italia, Francia, Germania, Spagna e Svezia) il costo di questa gestione ammonti a circa 37,5 miliardi di euro all’anno.
Alla luce di questo rilevamento, è stata condotta in Italia un’analisi della durata di 1 e 3 anni per determinare il rapporto costo-efficacia del trattamento delle pazienti con osteoporosi trattate con Alendronato effervescente rispetto ad altre strategie terapeutiche (Alendronato in capsule, acido zolendronico, denosumab e nessuna terapia).
I criteri adottati per la valutazione hanno mostrato come la formulazione effervescente abbiamo portato un miglioramento del rapporto costo-efficacia rispetto alle altre strategie, nonostante il costo sia maggiore rispetto alla sua controparte in capsule.
Un approccio che pone il paziente al centro della strategia terapeutica
I risultati illustrati fino a questo momento mettono in luce come in questo caso sia avvenuto un cambiamento nel paradigma del trattamento dell’osteoporosi, passando dalla mera adozione del trattamento più convenzionale all’ascolto dei bisogni del diretto interessato, ovvero il paziente. Questo cambiamento ha portato a perfezionare la forma farmaceutica per adattarla alle sue necessità, permettendogli di proseguire il suo percorso terapeutico e dimostrando così che la strategia migliore è sempre quella di rimuovere gli ostacoli, piuttosto che crearne di nuovi.
Fonti: