L’osteoporosi è una delle principali cause di fragilità scheletrica, con oltre 8,9 milioni di fratture osteoporotiche stimate ogni anno a livello globale. La patologia, legata a un progressivo deterioramento della microarchitettura ossea, comporta costi sanitari diretti in Europa superiori ai 56 miliardi di euro e un impatto significativo sulla qualità di vita. In questo scenario, i farmaci biologici hanno dimostrato un ruolo fondamentale, ma la sostenibilità economica è diventata una sfida cruciale per i sistemi sanitari.
Biosimilari e gestione dell’osteoporosi
I biosimilari rappresentano un’opportunità per ampliare l’accesso alle terapie biologiche, riducendo i costi e favorendo l’adozione di trattamenti efficaci come il denosumab. Secondo IQVIA, l’introduzione dei biosimilari del denosumab, prevista dal 2025, potrà generare risparmi complessivi tra 309 milioni e 1,7 miliardi di euro in Europa entro il 2030. Questo potenziale economico potrebbe essere reinvestito in programmi di screening e prevenzione delle fratture, favorendo una gestione più proattiva dell’osteoporosi.
Percorsi di cura complessi: una sfida per l’adozione
L’adozione dei biosimilari nel trattamento dell’osteoporosi è strettamente legata alla complessità dei percorsi di cura. Oltre alla gestione farmacologica, il trattamento richiede un’integrazione tra diagnosi precoce, follow-up strumentale e personalizzazione delle terapie. Le figure coinvolte – medici di medicina generale, reumatologi, endocrinologi, ortopedici e ginecologi – hanno ruoli diversi, e la loro familiarità con i biosimilari risulta disomogenea. Il sondaggio IQVIA, condotto su 266 medici in 8 Paesi europei, evidenzia come solo il 5% dei medici di base si dichiari altamente consapevole dei biosimilari disponibili, a fronte di una maggiore esperienza tra reumatologi e ortopedici.
Barriere percepite e ruolo dei dati real-world
Il 33% dei clinici intervistati lamenta una mancanza di esperienza diretta con i biosimilari, mentre la carenza di linee guida aggiornate e la scarsità di dati real-world rappresentano ulteriori ostacoli alla loro adozione. In particolare, la mancanza di studi post-marketing mirati ai pazienti osteoporotici genera incertezza, soprattutto nelle figure mediche che hanno minore esperienza con i farmaci biologici.
Strategie proposte: reti di collaborazione e gainsharing
Il report IQVIA propone una serie di interventi per favorire un uptake sostenibile dei biosimilari:
- Aggiornamento delle linee guida cliniche post-approvazione EMA, con raccomandazioni chiare sull’intercambiabilità e l’uso dei biosimilari nel trattamento dell’osteoporosi.
- Creazione di reti europee di scambio di buone pratiche, con webinar e formazione continua dedicati agli specialisti.
- Sviluppo di programmi di gainsharing, dove i risparmi generati dall’adozione dei biosimilari vengono reinvestiti in attività di prevenzione, diagnostica e gestione delle fratture.
- Implementazione di studi real-world per rassicurare i clinici sulla comparabilità in termini di efficacia e sicurezza.
Implicazioni cliniche: un’opportunità per la gestione dell’osteoporosi
L’adozione dei biosimilari offre la possibilità di ampliare l’uso dei farmaci biologici anche in pazienti a rischio elevato ma finora esclusi per motivi economici. Inoltre, la maggiore disponibilità di trattamenti biologici può favorire strategie di trattamento precoce e personalizzato, migliorando gli esiti clinici e riducendo l’incidenza di fratture da fragilità.
Il report IQVIA fornisce un quadro dettagliato delle sfide e delle opportunità connesse all’introduzione dei biosimilari nel trattamento dell’osteoporosi. Per gli specialisti del metabolismo osseo, l’adozione di questi farmaci rappresenta un’occasione per ottimizzare i percorsi di cura, contribuendo al contempo alla sostenibilità economica del sistema. L’integrazione di dati real-world, la formazione clinica mirata e la collaborazione multi-stakeholder saranno fondamentali per tradurre questo potenziale in benefici concreti per i pazienti.