L’acido alendronico o alendronato è una molecola inclusa all’interno della famiglia dei bifosfonati, farmaci che espletano la propria azione farmacologica interferendo con il ciclo e l’attivazione degli osteoclasti, cellule appartenenti alla linea monocito-macrofagica deputate al riassorbimento della matrice ossea. Queste molecole vengono utilizzate nel trattamento di condizioni che portano a perdita di massa ossea, distinguibili scolasticamente in due gruppi sulla base della severità. Patologie tendenzialmente molto gravi di sostanziale ambito oncologico (mieloma, metastasi ossee) e condizioni a gravità variabile, che comprendono ad esempio la malattia ossea di Paget e la comune osteoporosi, la quale è a sua volta classificabile in forme diverse per causa e anche per severità.
Allo stesso modo, seppur senza che vi sia una corrispondenza perfetta, sono disponibili bifosfonati a somministrazione endovenosa e a somministrazione orale. Non vi è perfetta corrispondenza tra queste due classificazioni pratiche, dato che la scelta della molecola e della relativa formulazione dipendono da numerose variabili oltre alla patologia: ad esempio, le caratteristiche farmacocinetiche della singola molecola e la compliance del paziente.
Alendronato, bifosfonati per via orale: indicazioni
L’alendronato rappresenta un esempio bifosfonato a somministrazione orale. Tra le altre è disponibile sul mercato nella forma di compressa da 70 mg, quella maggiormente diffusa.
L’indicazione clinica principale consiste nel trattamento dell’osteoporosi nella sua forma principale, ovvero quella postmenopausale. La molecola induce una riduzione del, rischio fratturativo a livello di vertebre e anca. In tal caso la posologia raccomandata è quella di una compressa (pari appunto a 70 mg) a cadenza settimanale, da assumere una volta alzatisi e prima di qualsiasi bevanda o alimento. La contemporanea assunzione di cibi e liquidi (forse addirittura la semplice acqua minerale) andrebbe infatti a ridurre l’assorbimento della molecola a livello intestinale.
Una seconda possibile indicazione è rappresentata dalla già citata malattia di Paget, detto anche osteite deformante, seconda più comune malattia metabolica dell’osso, con prevalenza (a differenza dell’osteoporosi) nel sesso maschile. In questo senso è necessario guardare al mondo anglosassone e, in particolare, agli Stati Uniti, dove la terapia della malattia di Paget è principalmente per os e dove, anche per questo, l’alendronato è il bifosfonato in assoluto più utilizzato. In questo caso, lo schema consigliato prevede una somministrazione quotidiana di 40 mg di acido alendronico per 6 mesi mesi. I dati indicano una normalizzazione del metabolismo osseo nel 60-80% dei pazienti, anche se già trattati con altri bifosfonati o resistenti ad essi.
Considerando controindicazioni ed effetti indesiderati, si segnalino rispettivamente le problematiche renali e quelle gastrointestinali.
L’uso del farmaco è scosigliato per mancanza di dati nei pazienti che riportano una marcata compromissione della funzionalità renale (clearence della creatinina inferiore a 35 ml/min).
Tra gli effetti più comuni riportati, si ricordino in modo particolare dolore addominale e, in alcuni casi, forme di interessamento del tratto digerente superiore (disfagie).
Riferimenti bibliografici relativi a Alendronato
https://www.mayoclinic.org/drugs-supplements/alendronate-oral-route/side-effects/drg-20061571
Dolgitser M et al. Bisphosphonate use in the treatment of Paget’s disease of the bone: analysis of claims in a large database. Manag Care Interface 2007; 20:33-40. (tratto da