mercoledì, Ottobre 9, 2024
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Romosozumab seguito da Denosumab migliora gli esiti dell’osteoporosi in pazienti ad alto rischio

Aumento della densità minerale ossea e riduzione del rischio di fratture vertebrali in un confronto post hoc evidenzia l'efficacia superiore della combinazione Romo-DMAb rispetto a Denosumab in monoterapia

Le recenti linee guida sull’osteoporosi raccomandano l’uso di agenti osteoanabolizzanti come terapia iniziale per pazienti ad altissimo rischio di frattura, grazie alla loro efficacia nel migliorare rapidamente la densità minerale ossea (BMD) e ridurre il rischio di fratture rispetto ai bifosfonati. Tuttavia, non esistono studi che confrontino direttamente questi agenti con denosumab (DMAb), un potente antiriassorbitore. Romosozumab (Romo), un inibitore della sclerostina, aumenta la formazione ossea e riduce il riassorbimento. Lo studio FRAME ha dimostrato che Romo, seguito da DMAb, aumenta la BMD e riduce il rischio di fratture vertebrali, cliniche e non vertebrali. Nell’estensione dello studio FRAME, i benefici di Romo sono stati mantenuti anche a 36 mesi. Un’analisi post hoc ha confrontato l’efficacia della combinazione Romo-DMAb con DMAb in monoterapia, mostrando vantaggi significativi in termini di BMD e prevenzione delle fratture.

Metodo

Lo studio ha incluso partecipanti degli studi FRAME e FRAME Extension, focalizzandosi su donne di età tra 55 e 90 anni con bassa BMD. Le partecipanti sono state randomizzate a ricevere Romo o placebo per 12 mesi, seguiti da DMAb per 12 o 24 mesi. L’analisi post hoc ha confrontato due coorti: una che ha ricevuto Romo seguito da DMAb e l’altra trattata con DMAb per l’intero periodo. Le variazioni della BMD e il rischio di frattura sono stati confrontati tra le coorti, utilizzando metodi statistici come la ponderazione del punteggio di propensione per bilanciare le caratteristiche dei gruppi. Le analisi di sensibilità, inclusa l’imputazione multipla per gestire i dati mancanti, hanno confermato la robustezza dei risultati.

Discussione

Questa analisi post hoc ha confrontato l’efficacia di una sequenza di 24 mesi di Romo seguito da DMAb rispetto a 24 mesi di solo DMAb nel trattamento dell’osteoporosi. I risultati mostrano che la combinazione Romo/DMAb ha prodotto un aumento della BMD più del doppio rispetto al solo DMAb, con un guadagno significativo a livello della colonna lombare, dell’anca totale e del collo del femore. Inoltre, la sequenza Romo/DMAb ha ridotto del 50% le nuove fratture vertebrali rispetto a DMAb da solo.

L’analisi ha anche dimostrato che il regime Romo/DMAb aumenta la probabilità di raggiungere punteggi di BMD superiori al livello osteoporotico, riducendo così il rischio di fratture. Tuttavia, le differenze nell’incidenza di fratture non vertebrali e dell’anca non sono risultate statisticamente significative, probabilmente a causa della bassa gravità dell’osteoporosi nella popolazione studiata.

Nonostante i limiti, come il disegno post hoc e la dimensione limitata del campione, lo studio ha evidenziato la superiorità della sequenza Romo/DMAb rispetto a DMAb da solo, supportando l’uso di farmaci osteoanabolici nei pazienti ad alto rischio di fratture.

 

Lo studio

Cosman F, Oates M, Betah D, Timoshanko J, Wang Z, Ferrari S, McClung MR. Romosozumab followed by denosumab versus denosumab only: a post hoc analysis of FRAME and FRAME extension. J Bone Miner Res. 2024 Sep 2;39(9):1268-1277. doi: 10.1093/jbmr/zjae116. PMID: 39041711; PMCID: PMC11371899.

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