mercoledì, Ottobre 9, 2024
SpecialitàdietologiaVitamina D e riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti con Lupus Eritematoso...

Vitamina D e riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti con Lupus Eritematoso Sistemico

Lo studio monocentrico suggerisce che una dieta sana e bilanciata, ricca di frutta, verdura e acidi grassi polinsaturi migliora la salute metabolica e riduce l’infiammazione

Il lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia autoimmune che, oltre a contribuire a un deterioramento della salute ossea incrementando il rischio di osteoporosi e fratture, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari (CVD) rispetto alla popolazione generale. I pazienti con LES presentano un doppio picco di mortalità: uno legato all’attività della malattia e alle infezioni, l’altro alle CVD, aterosclerosi e danni agli organi. Fattori di rischio non tradizionali come alti livelli di interleuchina sei (IL-6), interferone alfa (IFN α), fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α) e proteina C-reattiva (CRP), fibrinogeno, lipoproteina ​​a bassa densità ossidata (ox-LDL) e ipovitaminasi D (bassi livelli sierici di calcidiolo) interagiscono in un ciclo di feedback positivo con i tradizionali fattori di rischio CVD tra cui ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia. La vitamina D, con proprietà immunomodulatrici, può influenzare il rischio di CVD, ma la sua carenza è comune nei pazienti con LES. Studi suggeriscono che una dieta ricca di vitamina D e alimenti sani potrebbe ridurre i rischi cardiovascolari e migliorare l’infiammazione. Questo studio mira a valutare il potenziale legame tra vitamina D e CVD nel LES.

Metodo

Lo studio trasversale ha coinvolto 224 donne con LES, diagnosticate secondo i criteri ACR, e 201 donne sane reclutate tra il 2017 e il 2021. I criteri di inclusione per le pazienti con LES comprendevano: essere donne di età ≥18 anni, BMI tra 16 e 40 kg/m², e diagnosi di LES fatta da un reumatologo. Per le donne sane, i criteri di inclusione erano essere maggiorenni, senza storia di malattie autoimmuni, e con BMI tra 16 e 40 kg/m². Sono state escluse partecipanti con infezioni recenti, in gravidanza o in allattamento.

Le misurazioni includevano parametri antropometrici (BMI, rapporto vita-fianchi e rapporto vita-altezza) e biochimici (livelli di colesterolo, trigliceridi, glucosio e CRP ad alta sensibilità). Inoltre, sono stati calcolati vari indici cardiometabolici per valutare il rischio cardiovascolare: indice di Castelli (colesterolo totale), il rapporto tra trigliceridi e colesterolo lipoproteico ad alta densità (TG/HDL-C), indice cardiometabolico (punteggio CMI) e prodotti di accumulo dei lipidi (punteggio LAP). I livelli di vitamina D (calcidiolo) sono stati misurati con un test ELISA.

La dieta è stata analizzata tramite questionari e registri alimentari, valutando l’assunzione di vitamina D e identificando tre modelli alimentari principali: uno ricco di alimenti contenenti vitamina D, un modello occidentalizzato e un paniere di mercato di base. L’analisi statistica ha incluso test parametrici e non parametrici, regressione lineare e logistica per valutare l’associazione tra i modelli alimentari, l’assunzione di vitamina D e i rischi cardiometabolici nei pazienti con LES e nel gruppo di controllo.

Discussione

Le CVD rappresentano una delle principali cause di morte nei pazienti affetti da LES. Tra i fattori di rischio modificabili legati allo stile di vita, i livelli sierici di vitamina D e la dieta possono rappresentare bersagli terapeutici importanti. Lo studio ha rilevato che una carenza di vitamina D (calcidiolo) è associata a livelli più bassi di HDL-C e a un rischio maggiore di colesterolo totale elevato, oltre che a un eccesso di peso. Un modello cardiometabolico sfavorevole è stato osservato in pazienti che non seguivano una dieta ricca di vitamina D. La carenza di calcidiolo è legata a un aumento di tessuto adiposo, che ne trattiene una parte, contribuendo a livelli sierici più bassi di vitamina D, soprattutto nei pazienti obesi. Anche l’obesità compromette la produzione di calcidiolo a causa della steatosi epatica.

La vitamina D ha un ruolo fondamentale nelle funzioni endoteliali, influenzando l’infiammazione e le cellule del sistema immunitario. In pazienti con LES e carenza di vitamina D si è osservata una maggiore attività clinica della malattia. L’integrazione di vitamina D ha dimostrato di ridurre i marker di infiammazione e migliorare il profilo immunologico e metabolico. Inoltre, livelli sufficienti di calcidiolo migliorano i parametri cardiovascolari, promuovendo la vasodilatazione, riducendo l’aggregazione piastrinica e i livelli di trigliceridi.

Lo studio ha evidenziato che una dieta ricca di fonti alimentari di vitamina D, come pesce, latticini e uova, è associata a un miglior profilo cardiometabolico. Tuttavia, sia i pazienti con LES che quelli sani non raggiungevano la dose giornaliera raccomandata di vitamina D. In generale, una dieta sana e bilanciata, ricca di frutta, verdura e acidi grassi polinsaturi, sembra essere un fattore protettivo contro le CVD, grazie alla riduzione dell’infiammazione e al miglioramento della salute metabolica.

Infine, lo studio sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio il ruolo della vitamina D e della dieta nei pazienti con LES e nelle popolazioni generali, considerando le differenze socioeconomiche e geografiche.

 

Lo studio

Ruiz-Ballesteros AI, Betancourt-Núñez A, Meza-Meza MR, Rivera-Escoto M, Mora-García PE, Pesqueda-Cendejas K, Vizmanos B, Parra-Rojas I, Campos-López B, Montoya-Buelna M, Cerpa-Cruz S, De la Cruz-Mosso U. Relationship of serum and dietary vitamin D with high cardiometabolic risk in Mexican systemic lupus erythematosus patients: A cross-sectional study. Lupus. 2024 Jul;33(8):851-863. doi: 10.1177/09612033241252060. Epub 2024 May 6. PMID: 38709772.

RECENT POSTS

Recent blog posts

Related articles