La coesistenza di iperlipidemia e ipertensione può peggiorare la qualità ossea mandibolare più di ciascuna condizione isolata. Un recente studio turco, pubblicato sul Journal of Stomatology, Oral and Maxillofacial Surgery, ha utilizzato l’analisi frattale su radiografie panoramiche digitali per valutare i cambiamenti nella struttura trabecolare e corticale della mandibola, offrendo nuove prospettive per la prevenzione e la gestione odontoiatrica dei pazienti a rischio.
Quando il cuore parla anche alla mandibola: l’impatto osseo di ipertensione e iperlipidemia
Ipertensione arteriosa (HT) e iperlipidemia (HL) rappresentano due tra i più comuni fattori di rischio cardiovascolare. Non è una novità. Ma ciò che appare sempre più evidente, grazie a nuovi strumenti di analisi, è che queste patologie croniche non si limitano a compromettere cuore e vasi sanguigni: colpiscono anche lo scheletro, e in particolare la mandibola. Un recente studio condotto da Serindere, Aktuna Belgin e Gunduz (2025) ha indagato per la prima volta in modo sistematico l’impatto congiunto di HT e HL sulla microarchitettura mandibolare, utilizzando la sofisticata tecnica dell’analisi frattale (Fractal Dimension, FD).
Uno studio pionieristico su 100 pazienti
Lo studio, approvato dal comitato etico dell’Università di Hatay, ha coinvolto 100 pazienti, equamente suddivisi in quattro gruppi: controllo, iperlipidemici, ipertesi e pazienti con entrambe le patologie. Tutti sono stati sottoposti a radiografie panoramiche digitali della mandibola, esaminate con software ImageJ. Le zone d’interesse (ROI) analizzate comprendevano tre aree chiave: angulus mandibulae, corpus mandibulae e osso interdentale.
Oltre all’analisi frattale, sono stati rilevati tre indici radiomorfometrici consolidati:
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MCW (mandibular cortical width), ovvero lo spessore corticale;
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PMI (panoramic mandibular index);
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MCI (mandibular cortical index, secondo la classificazione di Klemetti).
Risultati inequivocabili: qualità ossea ridotta nei pazienti con HL+HT
I risultati parlano chiaro: tutti e tre i gruppi patologici (HL, HT, HL+HT) mostrano una riduzione significativa dei valori di FD rispetto al gruppo di controllo, ma il gruppo HL+HT presenta la compromissione più marcata. Questo vale per tutte le aree analizzate: angulus, corpus e osso interdentale. La sinergia patologica tra ipertensione e iperlipidemia sembra dunque potenziare l’effetto deleterio sulla trabecolatura ossea.
Anche lo spessore corticale mandibolare (MCW) risulta significativamente inferiore nei tre gruppi patologici rispetto ai controlli, sebbene non vi siano differenze significative tra HL, HT e HL+HT. Questo suggerisce che la sola presenza di una delle due condizioni croniche sia sufficiente a determinare una riduzione dello spessore corticale.
L’indice MCI, invece, evidenzia una netta prevalenza del pattern C2 (resorbito) nei pazienti con HT e/o HL, mentre nei controlli prevale il pattern C1 (margine endostale dritto e netto), segnale di osso sano.
Infine, l’indice PMI non ha mostrato variazioni significative tra i gruppi, indicando che potrebbe non essere un parametro sensibile nel rilevare i cambiamenti ossei indotti da queste patologie metaboliche.
Un’analisi che va oltre il visibile
L’impiego dell’analisi frattale rappresenta uno dei punti di forza dello studio. Questa tecnica matematica consente di quantificare le variazioni complesse della struttura trabecolare, rilevando alterazioni invisibili a occhio nudo o poco significative su scala densitometrica. In particolare, la riduzione della FD osservata nei pazienti HL+HT suggerisce una compromissione della complessità strutturale dell’osso, coerente con un deterioramento qualitativo della matrice trabecolare.
Conferme dalla letteratura e nuovi scenari clinici
I dati raccolti si inseriscono nel solco di numerose evidenze precedenti. È noto, ad esempio, che alti livelli di colesterolo LDL e trigliceridi sono associati a una ridotta densità minerale ossea e a un’aumentata attività osteoclastica. Analogamente, l’ipertensione è stata correlata a un aumento del turnover osseo e a una riduzione della BMD, sebbene alcuni studi abbiano riportato risultati contrastanti.
Lo studio ha inoltre il merito di essere il primo a indagare in modo combinato l’impatto di HT e HL sulla mandibola, suggerendo che la loro associazione ha un effetto potenzialmente sinergico – e peggiorativo – sulla qualità ossea.
Implicazioni pratiche: cosa deve sapere il clinico
I risultati dello studio aprono a implicazioni importanti nella pratica odontoiatrica e maxillo-facciale. Pazienti affetti da iperlipidemia e ipertensione rappresentano una fetta crescente della popolazione, soprattutto dopo i 50 anni. L’identificazione precoce delle alterazioni ossee mandibolari, anche in fase subclinica, può orientare le scelte terapeutiche in implantologia, chirurgia orale e trattamento parodontale.
Inoltre, la valutazione della qualità ossea mandibolare dovrebbe affiancare la classica anamnesi farmacologica, soprattutto nei pazienti in terapia cronica con statine o antipertensivi, il cui impatto sul metabolismo osseo non è ancora completamente chiarito.
Limiti e prospettive future
Lo studio presenta alcuni limiti, tra cui il numero relativamente ridotto di partecipanti e l’utilizzo di radiografie panoramiche a bassa risoluzione rispetto alla CBCT. Tuttavia, proprio grazie alla sua semplicità e riproducibilità, la tecnica utilizzata potrebbe essere integrata in ambito clinico anche in contesti a bassa tecnologia.
Sono auspicabili futuri studi su campioni più ampi e con metodiche di imaging ad alta definizione per validare questi risultati e affinare i parametri diagnostici.
L’analisi frattale della mandibola, tuttavia, fornisce uno strumento potente per valutare gli effetti di patologie sistemiche come iperlipidemia e ipertensione sulla qualità ossea. Questo studio evidenzia che la combinazione di HL e HT determina una riduzione significativa della complessità trabecolare e un peggioramento degli indici corticali, con potenziali ricadute cliniche importanti.
Per i professionisti della salute ossea, è un invito a guardare oltre il visibile, adottando tecniche diagnostiche innovative per riconoscere precocemente i segni di una fragilità ossea mandibolare che può compromettere il successo terapeutico.
Lo studio
Gozde Serindere, Ceren Aktuna Belgin, Kaan Gunduz, Evaluation of mandibular trabecular and cortical structure by fractal analysis in hyperlipidemia and hypertension patients,
Journal of Stomatology, Oral and Maxillofacial Surgery, Volume 126, Issue 3,
2025, 101953, ISSN 2468-7855.