sabato, Novembre 23, 2024
SpecialitàortopediaEcografia calcagno: ruolo diagnostico della quantitative ultrasound

Ecografia calcagno: ruolo diagnostico della quantitative ultrasound

L’osteoporosi è una patologia caratterizzata da un deficit di massa ossea e da un progressivo deperimento microarchitetturale del tessuto osseo. Il quadro rende l’osso più fragile e aumenta, di conseguenza, il rischio fratturativo, il che comporta conseguenze negative in termini di mortalità e morbilità.

Attualmente il gold standard, nonché unico mezzo diagnostico riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è rappresentano dall’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA): l’osteoporosi viene definita come una densità ossea inferiore oltre le 2.5 deviazioni standard dal valore di riferimento. L’esame permette anche di impostare la terapia ma presenza comunque alcune limitazioni che ne impediscono un utilizzo come strumento di screening di primo livello e/o nel corso di studi epidemiologici.

In questo senso, l’indagine ultrasonografica rappresenta una possibilità concreta.

Ultrasuoni ed ecografia del calcagno

Gli ultrasuoni coprono le frequenze sonore che superano il range dell’udibilità umana, ossia superiori ai 20 kHz. Le onde ultrasonore a uso medicale sono tendenzialmente superiori anche al range udibile per gli animali.

La maggior parte delle discipline mediche assiste oggi a un incremento di interesse per quella che è già la principale applicazione degli ultrasuoni, ovvero l’imaging ecografico.

La metodica in oggetto, detta quantitative ultrasound (QUS) sta ricevendo una maggiore attenzione nel periodo recente.

Le onde utilizzate hanno una frequenza compresa tra i 200 e i 1500 kHz e sono in grado di attraversare l’osso interessato orizzontalmente o longitudinalmente. Diversamente dai macchinari ecografici, i device QUS sono normalmente dotati due sonde, una emettitrice e una ricevente, in mezzo alle quali viene posizionato il segmento osseo interessato. In questo senso possono essere indagate le ossa dell’avambraccio, la tibia e, soprattutto, falangi calcagno. La presente trattazione si concentra su quest’ultima metodica in particolare, l’unica accettata dalla Società Internazionale di Densitometria Clinica (ISCD) in quanto maggiormente documentata. Il calcagno è osso più voluminoso del tarso e la singola struttura sulla quale maggiormente si scarica il peso della stazione eretta. È composto al 95% da osso trabecolare e presenta due superfici laterali che facilitano il passaggio degli ultrasuoni.

La QUS fornisce due parametri, indici indiretti di massa e integrità strutturale ossea: la velocità (speed of sound SOS), rapporto – in m/s – fra tempo di trasmissione del suono e lunghezza del segmento osseo, e l’attenuazione (broadband ultrasound attenuation BUA) del segnale in funzione della frequenza – unità di misura dB/MHz. I sistemi più aggiornati forniscono parametri derivati, come la velocità dipendente dall’ampiezza (AD-SOS), l’indice della stiffness (SI, ossia la rigidità dei tessuti attraversati), l’indice ecografico quantitativo (QUI) e l’anche la stima della densità minerale ossea (eBMD). Studi cross-sezionali e prospettici hanno evidenziato la correlazione significativa tra gli gli indici QUS e la vera BMD, sottolineando la validità soprattutto nella popolazione a rischio osteoporotico. Il lavoro di Varenna, ad esempio, ne ha rilevato l’associazione con una storia di fratture non spinali in un pool di ben 4832 uomini tra i 60 e gli 80 anni.

I sistemi QUS presentano comunque alcuni limiti: il fatto che siano misure indirette della densità ossea ne impedisce l’uso alternativo alla DXA nella diagnosi di osteoporosi. L’eterogeneità dei macchinari, poi, fa sì che i risultati non siano sempre correlabili fra loro, e si prestino invece, come anticipato, agli studi epidemiologici e allo screening, considerando anche che si tratta di esami non radianti e relativamente economici. Generalmente tali apparecchi hanno una precisione minore se confrontati con i sistemi DXA: è per questo che il loro utilizzo non è raccomandato nel follow-up dei pazienti in terapia anti-osteoporosi.

Riferimenti bibliografici

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3837236/

https://www.siommms.it/wp-content/uploads/2015/11/Linee-guida-OP_2015.pdf

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