Nella valutazione dell’approccio terapeutico al trattamento dell’osteoporosi, la scelta del farmaco da utilizzare ha nella maggior parte dei casi il solo scopo di prevenire quelli che sono i danni causati da uno scompenso ormonale che provoca a sua volta un’alterazione dell’omeostasi ossea. La medicina rigenerativa, con l’ausilio delle cellule staminali mesenchimali, potrebbe coprire il divario tra l’insorgenza della patologia e il verificarsi della frattura dovuta all’aumento della fragilità ossea, andando ad agire alla radice del problema. In una recente review condotta dal gruppo di Arjmand vengono analizzate quelle che sembrano essere delle promettenti alternative terapeutiche per questa malattia.
Il ruolo delle cellule staminali nel rimodellamento osseo
L’osteoporosi è una malattia complessa, indotta da fattori sia endogeni che esogeni. La modulazione di questi fattori potrebbe portare ad una gestione più efficace della patologia, andando a colpire le cause alla base della fragilità ossea.
In questo contesto le cellule staminali, e in particolare quelle mesenchimali (mesenchymal stem cells, MSCs) potrebbero essere dei candidati ideali per la regolazione del complesso sistema di segnalazione cellulare che è alla base del rimodellamento osseo. Le MSCs, infatti, possono secernere una vasta gamma di fattori come IGF-1, TGF-β e VEGF, oltre ad altri fattori coinvolti nella prevenzione della perdita della massa ossea.
Un arsenale variegato per una terapia innovativa
Le cellule staminali si classificano in base al loro potere di differenziazione e al modo in cui vengono recuperate. Tra le diverse tipologie, le più promettenti in campo clinico risultano essere le cellule staminali embrionali (embryonic stem cells, ESCs) e le cellule staminali pluripotenti indotte (induced pluripotent stem cells, iPSCs).
Purtroppo, le tecniche di approvvigionamento di un numero sufficiente di questi due tipi cellulari risultano al momento problematiche. Le ESCs pongono delle questioni etiche piuttosto consistenti mentre le iPSCs, sebbene provengano da cellule adulte, richiedono delle procedure di laboratorio complesse e sono molto difficili da ottenere.
Di recente, la scoperta delle piccole cellule staminali simil-embrionali (very small embryonic-like stem cells, VSELs), cellule pluripotenti di natura non ematopoietica e conservate in vari organi e tessuti durante l’organogenesi, potrebbe costituire una valida alternativa per ipotizzare un approccio basato sulla medicina rigenerativa per i soggetti affetti da osteoporosi. Sfortunatamente, la progressiva riduzione del numero di queste cellule con l’età non ne permette di ottenere un numero adeguato dai pazienti per programmare una terapia che possa efficace.
Cellule staminali mesenchimali, un compromesso eccellente
Nel campo della medicina rigenerativa, l’utilizzo delle MSCs sembra essere l’ideale per il trattamento dell’osteoporosi. Esse possiedono una buona capacità di differenziazione, sono facilmente recuperabili dai tessuti dei soggetti e non presentano problematiche etiche di alcun genere.
In particolare, le cellule staminali mesenchimali derivate dal midollo osseo (bone marrow-derived mesechymal stem cells, BM-MSCs), con la loro elevata capacità osteogenica, sono le candidate ideali per il trattamento dei pazienti affetti da osteoporosi.
Molti studi recenti suggerisco che il loro utilizzo porti fin da subito benefici curativi non soltanto per le loro capacità di differenziazione, ma soprattutto grazie agli effetti paracrini che influenzano il microambiente dei tessuti ossei colpiti dalla malattia.
Una nuova strategia per contrastare le patologie dell’invecchiamento
Quanto riportato nella review permette di comprendere come l’utilizzo delle cellule staminali possa aprire nuove prospettive e permettere di ipotizzare nuovi percorsi terapeutici che sfruttino le stesse capacità rigenerative presenti in alcuni tessuti del paziente.
È evidente che ulteriori studi siano necessari per trasformare questi spunti in vere e proprie terapie, ma è altrettanto chiaro che molte delle problematiche dovute all’utilizzo dei farmaci contro l’osteoporosi (ad es. l’osteonecrosi indotta dai farmaci) potrebbero divenire presto solo un lontano ricordo di terapie divenute obsolete grazie all’impiego di questo tipo di cellule.