sabato, Luglio 27, 2024
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Dolore cronico moderato, miglior gestione

Il dolore cronico è uno tra i maggiori problemi mondiali di salute pubblica, come lo definisce l’Oms, e sebbene il “non soffrire” sia un diritto, in Italia, a nove anni dall'attuazione della Legge 38/2010 per le cure palliative e la terapia del dolore, il dolore è spesso non adeguatamente inquadrato e trattato

Artrosi, fibromialgie, nevralgie sono alcune delle cause del dolore cronico, definibile come “dolore che si protrae oltre i tempi normali di guarigione di una lesione o di un’infiammazione, abitualmente 3-6 mesi, e che perdura per anni”.

Ne soffre in Italia 1 persona su 4, circa il 25 per cento della popolazione totale, tanto da essere riconosciuto come una vera e propria patologia per le conseguenze invalidanti che comporta per la persona che ne soffre, dal punto di vista fisico, psichico e socio-relazionale.

In Italia il 25% della popolazione soffre di dolore cronico che spesso non è ancora adeguatamente inquadrato e trattato

Sebbene il “non soffrire” sia un diritto, a nove anni dall’attuazione della Legge 38/2010 per le cure palliative e la terapia del dolore, in Italia il dolore è spesso non adeguatamente inquadrato e trattato, con ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti e un notevole impatto sulla sostenibilità della spesa sanitaria e socioassistenziale.

Due indagini sul dolore

A inizio 2019, con il contributo non condizionato di Sandoz, sono state condotte in Italia due importanti ricerche su questo tema. L’indagine “Dolore cronico moderato nel paziente anziano” realizzata da Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) e Elma Research e la survey “Il dolore cronico moderato” condotta da SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva).

L’indagine Onda

Dall’indagine Onda è emerso come il dolore sia tra i disturbi cronici più frequentemente trattati dai geriatri, che operano nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) o in altre strutture (ospedali, ambulatori ASL ecc.). Strutture, quelle assistenziali, dove il geriatra è riconosciuto come la figura di riferimento sia in fase di diagnosi che in fase decisionale per il trattamento del dolore cronico moderato. I geriatri coinvolti hanno affermato che più del 50% dei pazienti anziani soffre di dolore cronico, che è molto diverso dal dolore acuto e che dunque va gestito in modo appropriato.

Il dolore è uno tra i disturbi cronici più frequentemente trattati dai geriatri. La preparazione farmaceutica preferita è il cerotto transdermico a base di buprenorfina

La quasi totalità dei geriatri intervistati si dichiara prescrittore di terapie a base di oppiacei riconoscendo l’importanza di poter avere diverse formulazioni tra cui scegliere. Tra queste soluzioni, riconosciute anche per la loro capacità di garantire una maggiore aderenza terapeutica, il cerotto transdermico a base di buprenorfina viene valutato in modo positivo dal 78% dei geriatri dell’indagine Onda. Maneggevolezza (73%), valida opzione per categorie particolarmente fragili di pazienti quali quelli con problemi di deglutizione (43%) o con deficit comportamentali (7%), rilascio prolungato (29%) e tollerabilità (16%), sono le caratteristiche positive segnalate dai geriatri.

L’indagine SIAARTI

Ruolo centrale quello delle soluzioni a base di oppioidi, confermato anche dalla survey SIAARTI condotta negli ambulatori di terapia del dolore in Italia. Queste terapie sono considerate dai 1129 specialisti del dolore intervistati, una risorsa importante nell’ottica di raggiungere l’obiettivo primario di cura, ovvero un equilibrio tra riduzione del dolore e comparsa di effetti collaterali, per raggiungere una maggiore aderenza terapeutica da parte del paziente.

Nel trattamento del dolore cronico nell’anziano è necessario raggiungere un equilibrio tra effetti collaterali minimi e controllo del dolore

La survey condotta da SIAARTI negli ambulatori di terapia del dolore mostra uno spaccato interessante sul dolore cronico moderato. Dall’indagine emerge innanzitutto un dato significativo su chi accede agli ambulatori di terapia del dolore italiani. Si tratta di persone intorno ai 60-70 anni e che nel 50 per cento dei casi soffre di dolore cronico. Sono principalmente donne, e per 8 su 10 la causa è rappresentata da lombalgie, artralgie o dolori cervicali. Questo perché, rispetto al passato, le professioni più svolte sono di tipo impiegatizio, e prevedono diverse ore seduti alla scrivania. Quando le professioni più comuni erano di tipo fisico, la lombalgia era la principale causa di dolore cronico.

Trattamento efficace

Il rapporto sullo stato di attuazione della legge 38/2010 presentato e commentato dal Ministero della Salute a marzo 2019 evidenzia un consumo territoriale di farmaci oppiodi pari all’1,42% su scala nazionale.

I Fans vengono spesso assunti autonomamente o su suggerimento del farmacista (un’indagine Censis 2011 ha evidenziato come il 41% degli anziani assumesse Fans su consiglio diretto del farmacista di fiducia), senza consultare lo specialista e talora neanche il medico di famiglia. In realtà, per il dolore cronico moderato sarebbe consigliabile l’utilizzo di oppioidi maggiori a basso dosaggio.

Trattamenti come il cerotto transdermico risultano efficaci e portano a una maggiore aderenza terapeutica, altro tema molto importante quando si parla di terapia del dolore.

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