sabato, Luglio 27, 2024
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Il trattamento chirurgico dell’edema del midollo osseo del ginocchio

Una meta analisi ha riassunto le caratteristiche e le casistiche di due interventi chirurgici nel trattamento dell'edema del midollo osseo nel ginocchio

L’edema del midollo osseo è associato a diverse patologie ossee, come fratture, artrosi e infezioni. Per trattarlo, dove necessario, si impiegano due metodi chirurgici, la decompressione del nucleo (core decompression, CD) e la subcondroplastica (SCP). Ognuno è più indicato in alcuni pazienti, ma non esistono linee guida di riferimento su quali impiegare secondo le circostanze. Una meta analisi che ha incluso 18 studi (9 per ogni modalità di intervento) e un follow-up su 180 pazienti, pubblicata su Journal of Orthopaedics, ha riassunto le caratteristiche e le casistiche di questi interventi chirurgici nel trattamento dell’edema del midollo osseo nel ginocchio.

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L’edema del midollo osseo

L’edema del midollo osseo (BME, da Bone Marrow Edema) è un accumulo di liquido all’interno di una struttura ossea che comporta pressione intraossea alta. La sua patofisiologia non è ben nota. Il BME può derivare da infiltrazione di cellule infiammatorie, fibrosi, vascolarizzazione anomala, osteopenia e necrosi. Infatti, è associato a diverse condizioni cliniche, principalmente in anca, ginocchio, caviglia e articolazione del piede:

  • fratture e altre lesioni articolari;
  • osteoartrosi, in cui indica un peggioramento della condizione;
  • contusione acuta del legamento crociato anteriore;
  • infezione ossea (osteomielite);
  • cancro osseo;
  • lussazione dell’anca.

In base all’origine, l’edema del midollo osseo è anche noto con altri nomi, come lesione del midollo osseo, osteoporosi transiente, osteoporosi regionale migrante, contusione ossea. In genere è possibile diagnosticarla tramite imaging a risonanza magnetica, anche se non esistono linee guida in tal senso.

Il sintomo principale del BME è il dolore nella zona dove è presente. Anche per quanto riguarda il BME del ginocchio il dolore è il maggiore segno del disturbo, soprattutto quando il carico sulla giuntura è aggravato, ad esempio di notte. Talvolta, il paziente è asintomatico.

Il trattamento dell’edema del midollo osseo

La terapia per il BME può includere:

  • trattamento dei sintomi;
  • prostacicline;
  • bifosfonati;
  • vitamina D;
  • quando la terapia conservativa è poco efficace, trattamenti chirurgici mini-invasivi.

Le operazioni chirurgiche impiegate per il trattamento del BME sono la subcondroplastia (SCP) e la decompressione del nucleo (core decompression, CD). Finora non sono state redatte linee guida che indicano quando è preferibile l’una o l’altra strada. Ververidis, Paraskevopoulos e colleghi hanno riassunto quanto emerge dalla letteratura, con un focus sul BME del ginocchio.

Decompressione del nucleo nel ginocchio

Sotto guida fluoroscopica, gli specialisti impiegano un trocar ed eseguono un pressure stress test per valutare la pressione, che risulta positivo oltre i 30 mmHg o non scende sotto questo valore dopo 5 minuti. Quindi, il chirurgo esegue un’incisione femorale distale di 2,5 cm. Il perno viene fatto avanzare con cautela; quando la fresatura è terminata, il trocar viene rimosso e si chiude il sito.

Subcondroplastia del ginocchio

Prima dell’operazione si valuta il BME con studi di imaging. L’Osteoarthritis Knee Score scoring system (MOAKS) potrebbe aiutare nella quantificazione delle lesioni. I professionisti effettuano poi artroscopie standard in tre compartimenti del ginocchio (mediale, laterale, patello femorale) e iniettano calcio fosfato per valutare lo spazio intra articolare. Altri interventi di artroscopia possono consentire di rimuovere problemi concomitanti, ad esempio tramite drenaggio di cisti o sinoviectomia.

Una fluoroscopia consente di localizzare l’area di interesse prima di praticare l’incisione (di 2 centimetri). Quindi, il chirurgo inserisce una cannula fenestrata (11 × 120 mm) attraverso la quale si inserisce la siringa per l’iniezione del calcio fosfato (5-16 mL) una volta che la sua consistenza risulta viscosa. Va lasciato indurire circa 7-10 minuti. Dopodiché, un trocar viene infilato nella cannula per spingere il materiale residuo. Si continua l’iniezione di calcio fosfato finché nell’immagine fluoroscopica l’area di interesse non si scurisce. Quindi, si estrae la cannula e si chiude. A questo punto si può effettuare un’artroscopia per rimuovere eventuali frammenti di calcio fosfato.

Il trattamento chirurgico dell’edema del midollo osseo del ginocchio

La chirurgia è una soluzione rapida per il sollievo del dolore. Spesso, già l’esecuzione di un foro nel midollo osseo risulta ridurre il dolore, suggerendo che la pressione intraossea alta comporti lo stimolo doloroso. Dall’indagine di follow-up di Ververidis e colleghi, 166 pazienti su 180 (92,2%) risultano avere avuto ottimi risultati dai loro trattamenti chirurgici per il BME. Di questi, 29 erano stati trattati con CD (il 100% degli intervistati sottoposto a questa operazione) e 137 (il 90,7%) con SCP.

Anche se questo studio presenta alcune limitazioni, come il basso numero di pazienti di alcune ricerche di riferimento per la meta-analisi e l’eterogeneità dei metodi impiegati, sembra che le due tecniche possano essere equivalenti in termini di efficacia. Emerge chiaramente la necessità di svolgere studi ad hoc per poter trattare i pazienti e i loro specifici casi nel modo ottimale.

Fonte:

Ververidis AN, Paraskevopoulos K, Tilkeridis K, Riziotis G, Tottas S, Drosos GI. Surgical modalities for the management of bone marrow edema of the knee joint. J Orthop. 2019 Aug 15;17:30-37. doi: 10.1016/j.jor.2019.08.025. PMID: 31879470; PMCID: PMC69193.

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