La rilevazione dell’osteoporosi, la diagnosi e il trattamento dovrebbero essere pratiche di routine in tutti gli ambienti sanitari per adulti. La Bone Health and Osteoporosis Foundation (BHOF) – ex National Osteoporosis Foundation – ha pubblicato per la prima volta le linee guida nel 1999 per fornire informazioni accurate sulla prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi. Da quel momento sono stati apportati notevoli miglioramenti tecnologici e diagnostici per il trattamento dell’osteoporosi.
Raccomandazioni universali
Queste raccomandazioni sono applicabili a donne in post menopausa e uomini di 50 + anni.
- Consigliare i singoli pazienti sul rischio di osteoporosi, fratture e potenziali conseguenze delle fratture
- Raccomandare una dieta con un adeguato apporto di calcio
- Monitorare i livelli sierici di 25-OH vitamina D e mantenerli nel giusto range (sopra i 30ng/mL ma sotto i 50 ng/mL)
- Consigliare caldamente l’interruzione del consumo di tabacco e alcol eccessivo
- Per gli anziani residenti in comunità valutare ed eventualmente migliorare i rischi di caduta
- Prescrivere antidolorifici da banco per pazienti che hanno subito una frattura
- Considerare qualsiasi frattura negli adulti come un sospetto sintomi di osteoporosi
- Fare un report dettagliato della storia delle cadute del paziente
- Svolgere test per la BDM nei pazienti a più alto rischio
Monitoraggio dei pazienti e risposta al trattamento
- Valutare la BMD dopo 1 e 2 anni dall’inizio della terapia per osteoporosi ad intervalli appropriati in base al livello di rischio del paziente
- Rivalutare periodicamente il livello di rischio di frattura, la soddisfazione e l’aderenza del paziente alla terapia
L’osteoporosi resta una malattia sottodiagnosticata e sottotrattata nonostante efficaci interventi antifratturativi e le conseguenze potenzialmente letali delle fratture. Tuttavia, ben l’80-95% dei pazienti in alcune strutture cliniche vengono dimessi in seguito alla riparazione della frattura dell’anca senza un trattamento o un piano di gestione antifratturativa.
Le fratture e le loro complicanze sono le conseguenze cliniche di osteoporosi. Le fratture più comuni sono quelle vertebrali (colonna lombare), femore prossimale (anca) e avambraccio (polso). La maggior parte delle fratture negli anziani sono dovute almeno in parte a una massa ossea ridotta, anche quando ci sono stati dei considerevoli traumi. Tutte le fratture sono associate ad un certo grado di bassa densità minerale ossea e aumento del rischio di successive fratture negli anziani.
Una frattura in qualunque parte dello scheletro che si verifichi in un adulto con più di 50 anni andrebbe considerata come un allarme che indica la necessità di ulteriori analisi per l’osteoporosi.
Ciclo di vita dello scheletro
Durante l’infanzia e l’adolescenza, le ossa subiscono un processo chiamato modellamento, durante il quale si forma nuovo osso in un sito e il vecchio osso viene rimosso da un altro sito all’interno dello stesso osso. Questo processo consente alle singole ossa di svilupparsi in dimensione, forma e posizione. Durante la rapida crescita scheletrica nell’infanzia e nell’adolescenza, ci vogliono diversi mesi per mineralizzare l’impalcatura proteica per nuovo osso, chiamato osteoide. Questo ritardo tra la formazione e la mineralizzazione produce periodi di densità ossea relativamente bassa e una maggiore propensione alla frattura. Al contrario la perdita di materiale osseo è associata all’anzianità, aumenta la porosità corticale e si assottigliano le trabecole ossee, creando le condizioni per una fragilità ossea e conseguenti fratture.
Rimodellamento osseo
Lo scheletro risponde dinamicamente a fattori ormonali, meccanici e a stimoli farmacologici attraverso il riassorbimento e la formazione nel processo di rimodellamento osseo, o turnover. Il rimodellamento viene avviato dalle cellule che riassorbono l’osso, gli osteoclasti, che distruggono e rimuovono l’osso danneggiato in un processo chiamato riassorbimento. L’osso scavato viene sostituito con nuovo osso prodotto dagli osteoblasti. I meccanismi che regolano la formazione ossea coinvolgono interazioni complesse che sono in parte mediate da cellule chiamate osteociti. Gli osteociti svolgono un ruolo sia nella formazione che nel rimodellamento osseo.
Valutazione dei rischi di frattura
Tutte le donne in postmenopausa e gli uomini di età pari o superiore a 50 anni dovrebbe essere valutati per il rischio di osteoporosi. In generale, più fattori di rischio ci sono, maggiore è la probabilità che un paziente si fratturi. Le fratture osteoporotiche sono prevenibili. Anche dopo una frattura, l’osteoporosi si può tenere monitorata. Tuttavia, poiché non ci sono segnali di allarme, molte persone affette da osteoporosi non vengono diagnosticate finché non si verifica una frattura. Inoltre la maggior parte delle fratture negli adulti è dovuta a una caduta, e per questo non viene indagato oltre sullo stato di salute delle loro ossa. Per prevenire le fratture secondarie, oltre alle analisi di BMD occorre anche informare il medico delle cadute pregresse, campanello di allarme per una diagnosi di osteoporosi.
Misurazione della densità minerale ossea
La misurazione DXA del bacino e della colonna vertebrale lombare è il metodo più usato per stabilire o confermare la diagnosi di osteoporosi, per valutare i futuri rischi di frattura e per monitorare i pazienti già in cura. La densità minerale ossea misurata con la DXA viene espressa in grammi di minerali per centimetro quadrato; la BDM di un individuo è riportata come la deviazione standard maggiore o minore rispetto alla BMD media. La BMD è stata dimostrata essere strettamente correlata alla forza delle ossa: maggiore è l’incremento della BMD e maggiore sarà la riduzione del rischio di nuove fratture.
Tuttavia queste standardizzazioni diagnostiche non possono essere applicate a qualsiasi soggetto. Le donne in premenopausa, uomini sotto i 50 anni e i bambini non possono essere diagnosticati solo sulla base della densitometria ossea. La decisione di eseguire la misurazione iniziale della densità ossea dovrebbe basarsi sul profilo di rischio di frattura dell’individuo e sui marcatori della salute scheletrica.
Marker biochimici del turnover osseo
La misurazione dei marker biochimici del turnover osseo (BTM) gioca un ruolo essenziale nel valutare il rischio di fratture in determinati individui, per esempio nelle donne in trattamento per cancro al seno c’è una forte perdita di materiale osseo.
I prodotti del rimodellamento osseo possono essere misurati come marcatori dell’attività di turnover; i più importanti tra questi sono il marker del riassorbimento osseo nel siero C-telopeptide (CTX) e nelle urine N-telopeptide (NTX), il marker di formazione ossea nel siero il peptide amino-terminale del collagene di tipo 1 (P1NP). I BTM possono:
- Predire la rapidità di perdita di materiale osseo in una donna in post menopausa
- Predire la riduzione del rischio di fratture quando vengono misurati dopo 3-6 mesi dall’inizio del trattamento
- Possono suggerire quando ricominciare la terapia in caso di sospensione dell’uso di bisfosfonati.
Adeguata assunzione di calcio e vitamina D
Un apporto sufficiente di calcio è necessario per raggiungere il picco di massa ossea e mantenimento della salute delle ossa nel corso della vita. Lo scheletro contiene il 99% delle riserve di calcio del corpo; quando l’apporto dall’esterno è inadeguato, il tessuto osseo viene riassorbito dallo scheletro per mantenere costanti i livelli di calcio sierico.
Non ci sono prove che l’assunzione di calcio in eccesso rispetto alle quantità raccomandate conferisca ulteriore benessere osseo. Tuttavia, ci sono prove che l’assunzione di calcio superiore a 1200-1500 mg/giorno può aumentare il rischio di sviluppare calcoli renali in pazienti predisposti.
La vitamina D facilita l’assorbimento del calcio necessario per la mineralizzazione delle ossa. Il BHOF consiglia un’assunzione quotidiana da 800 a 1000 unità di vitamina D per gli adulti di età pari o superiore a 50 anni. Le raccomandazioni sulla vitamina D sono basate sull’assunzione minima per mantenere i livelli di 25(OH)D sierici di 20 ng/mL; livelli leggermente più alti, intorno ai 30 ng/mL sono associati a un assorbimento ottimale del cacio.