Il neridronato per via endovenosa è l’unica terapia approvata in Italia per il trattamento della sindrome dolorosa regionale complessa di tipo 1 (CRPS-1), anche conosciuta come algodistrofia, ma presenta dei limiti che potrebbero essere superati se si somministrasse per via intramuscolare. Infatti, il Sistema Sanitario Nazionale prevede che la terapia endovenosa sia eseguita negli ospedali, ma senza ospedalizzazione, con conseguenze problematiche per i pazienti fortemente debilitati. Al contrario, i farmaci usati per via intramuscolare possono essere impiegati a casa, autonomamente.
Massimo Varenna, Vania Braga e colleghi hanno indagato quindi l’efficacia del neridronato per via intramuscolare in uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo. I risultati ottenuti sono positivi e clinicamente rilevanti, anche se da approfondire con ulteriori ricerche.
Trattamento con neridronato per la CRPS-1
La CRPS-1 è una condizione dolorosa che in genere fa seguito a una lesione a un osso (più frequentemente traumi o fratture). Tra i sintomi, oltre al dolore prolungato di entità superiore rispetto a quello che dovrebbe causare la lesione, comporta anche sudorazione, anomalie vasomotorie, debolezza, distonia, problemi di sensibilità, retrazioni articolari e disturbi a livello della cute.
Il meccanismo patogenico della malattia non è ancora del tutto noto, per cui i trattamenti disponibili spesso sono poco soddisfacenti. I bisfosfonati, come il neridronato (usato anche nell’osteogenesi imperfetta e nella malattia di Paget), si sono dimostrati tra i farmaci più efficaci per la terapia del CRPS-1, poiché hanno dato effetti positivi su funzionalità, controllo del dolore e delle infiammazioni locali. Il neridronato per via intravenosa è l’unico trattamento per il CRPS-1, approvato in Italia sin dal 2014; tuttavia può essere impiegato soltanto in regime ospedaliero. Dal momento che, nelle altre patologie per le quali ha l’indicazione, è stata dimostrata l’efficacia del neridronato somministrato anche per via intramuscolare, il gruppo di ricerca italiano guidato da Massimo Varenna ha verificato l’efficacia di neridronato intramuscolo per la terapia della CRPS-1.
La ricerca
Lo studio ha incluso 78 adulti con CRPS-1 malati da non più di 4 mesi, reclutati tramite 10 centri reumatologici italiani. I criteri di selezione per i soggetti ricalcavano quelli dello studio Varenna e colleghi del 2013, che valutava l’efficacia del neridronato per via intravenosa:
- i pazienti rientravano nei cosidetti criteri di Budapest – i criteri diagnostici IASP (International Association for the Study of Pain) e la scintigrafia ossea era positiva;
- non presentavano danni ai nervi, che avrebbero suggerito la presenza di CRPS-2;
- non avevano problemi renali;
- non avevano assunto bisfosfonati precedentemente;
- l’intensità del dolore percepito nell’arto colpito era di almeno 50 mm (su un massimo di 100) nella scala visuo-analogica del dolore (Visual Analogue Scale, VAS);
- è stata richiesta la sospensione di terapie (quali analgesici, anticonvulsivanti, antidepressivi e altre terapie non farmacologiche prescritte per il CRPS-1) entro i 5 giorni antecedenti l’inizio della somministrazione di neridronato. Sono state fornite compresse da 500 mg di acetaminofene (paracetamolo) come farmaco di salvataggio.
La terapia prevedeva l’iniezione intramuscolo di fiale da 2 ml di neridronato (25 mg), mentre il placebo consisteva in soluzione salina (0,9% di soluzione di cloruro di sodio). L’iniezione veniva eseguita dai pazienti, dietro consiglio di operatori sanitari, nel muscolo ventrogluteale dell’anca. Andava eseguita per 16 giorni consecutivi, preferibilmente alla stessa ora ogni giorno: il dosaggio finale era di 400 mg di neridronato, pari a quanto somministrato per via endovenosa.
Lo studio, durato dall’aprile del 2015 all’aprile del 2019, era randomizzato e in doppio cieco. Il gruppo di ricerca ha valutato dolore, presenza di sintomi clinici e qualità della vita dei pazienti nel giorno della prima iniezione, al giorno 8, al giorno 16 e a un mese dall’inizio del trattamento.
Il neridronato per via intramuscolare nel trattamento del CRPS-1
Dalla ricerca di Varenna e colleghi risulta che il neridronato dà effetti positivi clinicamente significativi nei pazienti con CRSP-1 anche se iniettato per via intramuscolare. I risultati, infatti, sono paragonabili a quelli ottenuti con la terapia iniettata endovena studiata precedentemente (400 mg per 10 giorni).
- Il punteggio VAS è diminuito gradualmente nell’arco dei 30 giorni, dimezzandosi significativamente nel 65,9% dei pazienti sottoposti a neridronato (contro il 29.7%% tra le persone trattate con placebo).
- La diminuzione di allodinia, iperalgesia, edema e dolore al movimento passivo è risultata significativamente superiore nei pazienti sotto neridronato.
- I punteggi nel McGill Pain Questionnaire e del Short-Form Health Survey (per la valutazione della qualità di vita dei pazienti) sono migliorati maggiormente nelle persone sotto terapia, anche se in modo non statisticamente significativo per quanto riguardava le componenti affettive del dolore.
- Nessun paziente ha riportato eventi avversi gravi.
Va sottolineato che l’efficacia del farmaco è legata alla durata della malattia: il trattamento deve essere impostato precocemente quando la risposta del paziente è elevata. In ogni caso, questo studio mostra l’efficacia del neridronato come terapia del CRPS-1 a prescindere dalla modalità di somministrazione e apre la strada a una nuova possibile modalità di trattamento che potrebbe essere eseguita presso il domicilio del paziente, alleviandone i problemi legati agli spostamenti e permettendogli una rapida riabilitazione.
Fonti: