sabato, Luglio 27, 2024
SpecialitàgeriatriaBisfosfonati e rischio cardiovascolare in pazienti anziani

Bisfosfonati e rischio cardiovascolare in pazienti anziani

Un ampio studio multicentrico ha dimostrato che l'uso di bisfosfonati per il trattamento dell'osteoporosi non aumenta il rischio cardiovascolare e tali terapie possono essere prescritte a pazienti anziani, anche se è necessario un attento monitoraggio in caso di soggetti con preesistenti malattie cerebrovascolari/cardiovascolari

L’osteoporosi e le fratture associate sono un problema di salute pubblica di crescente importanza, con un impatto significativo sul sistema sanitario nazionale, sulla morbilità e sulla mortalità. L’incidenza dell’osteoporosi aumenta con l’età e la percentuale di persone anziane e molto anziane è in costante aumento. Di conseguenza, anche la percentuale di pazienti trattati con farmaci anti-osteoporotici sta aumentando.

Per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi sono disponibili diverse terapie farmacologiche e, in Italia, le più comuni sono i bisfosfonati (BP), seguiti dal ranelato di stronzio (SR).

Mentre per entrambi i trattamenti l’efficacia nella riduzione del rischio di fratture è ben documentata dagli studi randomizzati controllati, ci sono prove contrastanti sull’uso della BP e sul rischio cardiovascolare correlato.

Trattamenti farmacologici per l’osteoporosi ed eventi avversi cardiovascolari

Un gruppo di lavoro italiano, coordinato da Ursula Kirchmayer del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio (DEP), ha quindi indagato, attraverso uno studio caso-controllo nidificato, il rischio cardiovascolare a seguito dell’utilizzo di bisfosfonati in pazienti anziani con precedente malattia cardiovascolare, rispetto ad altri trattamenti anti-osteoporotici e nessun trattamento.

Per l’osteoporosi sono disponibili numerosi trattamenti farmacologici, ma non vi è chiara evidenza degli eventi avversi cardiovascolari e cerebrovascolari (CCV) – e in particolare del rischio di fibrillazione atriale (FA) – correlati all’uso di farmaci anti-osteoporotici.

Il gruppo di studio ha valutato l’associazione tra l’uso di bisfosfonati (BP), ranelato di stronzio (SR) e altri farmaci anti-osteoporosi e il rischio di eventi AF e CCV in un’ampia coorte di pazienti affetti da malattie cardio-cerebro-vascolari.

Un’ampia coorte di pazienti

Sono stati condotti due studi di caso-controllo nidificati basati su una coorte di pazienti di età pari o superiore a 65 anni, dimessi dagli ospedali di cinque grandi aree italiane dopo un evento CCV tra il 2008 e il 2011. I casi erano pazienti con successivo ricovero ospedaliero per FA o CCV; sono stati selezionati casualmente quattro controlli per ciascun caso e abbinati per fascia di età, sesso e tempo di follow-up. Sono state testate in totale tre misure di esposizione: uso costante, aderenza e utilizzo recente. Nei modelli di regressione logistica, come categoria di riferimento sono stati considerati i pazienti non trattati con farmaci anti-osteoporotici.

La coorte iniziale ha coinvolto 657.246 pazienti.

Indipendentemente dall’aderenza alla terapia e dall’assunzione più o meno recente della stessa, né l’uso di BP né l’uso di SR è stato associato a un aumentato rischio di FA.

Complessivamente è stato registrato un lieve aumento del rischio di eventi CCV associato all’uso di BP e SR; tuttavia, i risultati si sono invertiti a fronte di una maggiore aderenza: odds ratio (OR) 0,81, intervallo di confidenza al 95% (CI) 0,71-0,92 per BP e OR 0,71, IC 95% 0,52-0,97 per SR.

L’assunzione di bisfosfonati non aumenta il rischio cardiovascolare

L’assunzione di bisfosfonati non aumenta il rischio cardiovascolare e tali terapie per il trattamento dell’osteoporosi possono essere prescritte a pazienti anziani.

Lo studio multicentrico si è basato su una vasta popolazione di pazienti anziani reclutati in cinque diverse aree geografiche in Italia, che contavano circa 21 milioni di persone, vale a dire circa il 35% della popolazione italiana complessiva.

Non sono state trovato prove di un aumentato rischio di FA nei pazienti trattati con BP orale o SR rispetto ai non utilizzatori.

L’uso di BP e SR è associato a un aumentato rischio di CCV, che scompare in caso di elevata aderenza alla terapia, suggerendo un effetto positivo dell’aderenza.

Secondo i risultati dello studio, il trattamento dell’osteoporosi con BP non può quindi essere considerato inappropriato in soggetti anziani, ma i pazienti con preesistenti malattie cerebrovascolari/cardiovascolari devono essere attentamente monitorati.

Lo studio

Kirchmayer U, Sorge C, Sultana J, et al. Bisphosphonates and cardiovascular risk in elderly patients with previous cardiovascular disease: a population-based nested case-control study in Italy. Ther Adv Drug Saf. 2019;10:2042098619838138. Published 2019 Apr 5. doi:10.1177/2042098619838138

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