Gestione a lungo termine dell’ipotiroidismo congenito in sede

Uno studio retrospettivo mette in luce la necessità di rivalutazioni periodiche e un follow-up prolungato nei bambini con ipotiroidismo congenito e ghiandola in sede, sfidando la convinzione della terapia a vita

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L’ipotiroidismo congenito (CH) rappresenta la più comune patologia endocrina dell’età pediatrica e richiede un intervento tempestivo per evitare ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo. Tuttavia, la durata a lungo termine della terapia sostitutiva con L-tiroxina (LT4) nei bambini con CH e una tiroide di dimensioni e sede normali (ghiandola in sede, GIS) è sempre stata un tema controverso. Uno studio retrospettivo del Centro di Endocrinologia dell’Università di Pisa fornisce ora nuove evidenze, invitando a un approccio più personalizzato nella gestione di questi pazienti.

Rivalutare l’evoluzione clinica del CH con GIS

Lo studio ha preso in esame 77 pazienti con CH confermato e GIS, diagnosticati attraverso lo screening neonatale italiano. Sono stati esclusi i casi con disgenesia tiroidea o anomalie cromosomiche, concentrandosi esclusivamente su bambini con tiroide normodimensionata e normolocalizzata. Tutti i pazienti hanno iniziato la terapia sostitutiva con LT4 entro il primo mese di vita.

Dopo i tre anni di età, 55 di questi bambini sono stati sottoposti a un trial di sospensione di LT4 della durata di quattro settimane, seguito da una rivalutazione completa: profilo ormonale, ecografia tiroidea e, dove possibile, test di scarico del perclorato con scintigrafia al radioiodio. Nei controlli successivi, sono stati raccolti ulteriori dati sul profilo tiroideo, permettendo di monitorare nel tempo la stabilità della funzione tiroidea.

Principali risultati e implicazioni cliniche

Tra i 55 pazienti rivalutati dopo la sospensione della terapia, 18 (33%) hanno mantenuto una funzione tiroidea normale (eutiroidismo) senza necessità di LT4. Tuttavia, questo equilibrio non è stato sempre stabile: durante un follow-up mediano di sei anni, alcuni di questi bambini hanno sviluppato un’ipotiroidismo biochimico che ha richiesto la ripresa della terapia.

Complessivamente, il 49% dei pazienti ha potuto sospendere in modo definitivo la terapia, mentre il restante 51% ha continuato a necessitarla. Sorprendentemente, parametri neonatali come i livelli iniziali di TSH o le caratteristiche alla nascita non si sono dimostrati predittivi della permanenza o della transitorietà dell’ipotiroidismo.

Lo studio ha anche evidenziato come i difetti parziali e totali nell’organificazione dello iodio (rispettivamente PIOD e TIOD), rilevati con il test di scarico del perclorato, abbiano un ruolo differenziato nella prognosi: il TIOD è risultato sempre associato a CH permanente, mentre i casi di PIOD hanno mostrato una variabilità significativa.

Il dosaggio di LT4 come marcatore di ipotiroidismo permanente

Un elemento predittivo importante emerso dallo studio riguarda la dose di LT4 necessaria prima dell’ultimo tentativo di sospensione: i bambini con CH permanente richiedevano dosi più elevate (1,58 µg/kg/die) rispetto a quelli con CH transitorio (1,2 µg/kg/die). Questo suggerisce che un fabbisogno ormonale più alto potrebbe riflettere una maggiore probabilità di dover proseguire la terapia a lungo termine.

Nessun ruolo predittivo chiaro per i parametri neonatali

Nonostante le ipotesi iniziali, fattori come età gestazionale, peso alla nascita e anche i valori di TSH neonatali non si sono rivelati utili per prevedere l’evoluzione del quadro clinico. Persino i bambini con TSH neonatale relativamente basso (sotto i 20 mIU/L) hanno mostrato un ampio spettro di evoluzioni, confermando la necessità di valutazioni periodiche piuttosto che basarsi solo sui dati iniziali.

Strategie per una gestione a lungo termine

Questi risultati indicano che, nei bambini con CH e GIS, la funzione tiroidea iniziale e la risposta alla terapia non bastano per una valutazione definitiva. Alcuni bambini considerati transitoriamente eutiroidi hanno sviluppato ipotiroidismo nel tempo, mentre altri con ipertirotropinemia lieve hanno normalizzato spontaneamente la funzione.

Per i clinici, lo studio raccomanda un approccio dinamico alla gestione terapeutica: sospendere la terapia sostitutiva intorno ai 3 anni di età e proseguire con un follow-up regolare. Questa strategia consente di evitare un eccesso di trattamento nei casi transitori, ma anche di intervenire tempestivamente in quelli in cui la funzione tiroidea tende a peggiorare.

Prospettive future e riflessioni

Le conclusioni dello studio supportano le linee guida internazionali che consigliano rivalutazioni periodiche nei bambini con CH e ghiandola in sede. Tuttavia, evidenziano anche la necessità di protocolli standardizzati per il follow-up e la mancanza di marcatori affidabili per prevedere la permanenza dell’ipotiroidismo.

Il messaggio chiave per i professionisti della salute ossea e pediatrica è che, in circa la metà dei casi, i bambini con CH e GIS possono evitare la terapia a vita—un aspetto rassicurante per famiglie e pazienti. Tuttavia, la vigilanza clinica resta fondamentale, poiché la funzione tiroidea può cambiare anche dopo anni di apparente stabilità.

Lo studio

Luisa Pignata, Brunella Bagattini, Caterina Di Cosmo, Patrizia Agretti, Giuseppina De Marco, Eleonora Ferrarini, Lucia Montanelli, Massimo Tonacchera, Clinical Course of Congenital Hypothyroidism With Gland In Situ and Necessity of L-Thyroxine Therapy After Re-evaluationThe Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, Volume 110, Issue 5, May 2025, Pages 1258–1265.

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